Le Ong del mare hanno denunciato il governo per la «politica sistematica delle autorità italiane di assegnazione di porti lontani», dove sbarcare i migranti. Sos Humanity, Mission Lifeline e Sea-Eye, tutte tedesche, hanno avviato l'azione legale presso il Tribunale civile di Roma. I talebani dell'accoglienza sono passati all'offensiva giudiziaria. «L'assegnazione sistematica di porti lontani da parte delle autorità italiane dal dicembre 2022 non è conforme al diritto marittimo internazionale - sostiene Sos Humanity - che stabilisce che un luogo sicuro dovrebbe essere assegnato «con una deviazione minima dal viaggio della nave» e che «i centri di coordinamento dei soccorsi responsabili faranno in modo che tale sbarco sia effettuato non appena ragionevolmente possibile». L'organizzazione tedesca pontifica che «dal dicembre 2022 più di 20 porti inutilmente distanti sono stati assegnati a organizzazioni non governative di ricerca e soccorso».
La denuncia è stata presentata dal tridente delle Ong tedesche, più piccole, ma agguerrite, che ruotano attorno a Sea Watch, la madre delle Organizzazioni non governative basate in Germania che gode dell'appoggio di e sinistra estrema di Berlino. Una denuncia presentata da una Ong del mare finanziata dalla Germania sarebbe risultata paradossale e imbarazzante. Così hanno mandato avanti le altre. Anche Medici senza frontiere, meno estremista, non ha ancora avviato un'azione legale contro il decreto che impone i porti lontani.
«Con la nostra nave Humanity 1 vogliamo salvare ancora più persone. Inoltre, cerchiamo anche di evidenziare le conseguenze della politica disumana dell'Ue delle frontiere chiuse» scrive sul sito una delle Ong che ha presentato l'esposto. La nave ha imbarcato 69 migranti e sta procedendo a 6 nodi verso il porto assegnato di Ravenna. Ovviamente si lamenta sottolineando che si trova «a oltre 1.600 km dalla posizione al momento del soccorso. Ravenna è troppo distante, le persone sono esauste e hanno il mal di mare».
Ocean Viking di Sos Mediterranee ha altri 29 migranti a bordo e deve dirigersi verso Bari, pure distante, proprio per tamponare l'attivismo delle Ong, che sbarcano sempre i migranti in Italia. Ieri è comparso dal nulla anche un barcone con 500 migranti intercettato dalla Guardia costiera a 6 miglia dalle coste siciliane.
Sulla terraferma, a Napoli, qualche decina di manifestanti pro migranti hanno teso un'«imboscata» al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, che arrivava alla Stazione marittima assieme a Marco Minniti, ex responsabile Pd del Viminale per il forum sui beni confiscati. Le immagini video fanno vedere quanto provocatoria fosse la manifestazione sfociata in tafferugli con la polizia. Gli attivisti tiravano calci e insultavano i poliziotti per provocare una manganellata e poter piangere il ferito davanti ai giornalisti. Una donna urlava come un'ossessa senza neanche essere stata sfiorata dagli agenti, che hanno usato il minimo della forza. I manifestanti hanno lanciato ortaggi contro il corteo del Viminale innalzando un cartello con su scritto «Piantedosi e Minniti assassini». Alcuni avevano le mani sporche di vernice rossa, a simboleggiare il sangue dei migranti affogati nel Mediterraneo. Gli attivisti fanno parte di Potere al popolo, Movimento migranti, Collettivo universitario e Mediterranea del pregiudicato ex leader no global, Luca Casarini, che oramai non salpa più, ma fa l'agit prop a terra.
Né alle Ong del mare, né ai talebani dell'accoglienza a terra interessa che l'11 marzo sia arrivato a Messina l'ennesimo terrorista camuffato da migrante, un giovane siriano di 18 anni accusato di avere combattuto nelle fila di Jabat al Nusra, l'erede di Al Qaida in Siria.
Si era imbarcato con altri 222 persone in Libia. Ieri è stato arrestato nel Centro per il rimpatrio di Pian del Lago in provincia di Caltanissetta. La Digos ha recuperato alcuni file che confermano la sua militanza nella costola del terrore siriana.
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