È un fiume in piena. Salvini ne ha per tutti: da Letta alla Lagarde passando per lo stesso premier italiano. Il segretario della Lega teme che l'Italia, con la stretta sui tassi imposta dalla presidente della Banca centrale europea, possa diventare una «nuova Grecia», vale a dire che finisca in balìa di banche e speculatori internazionali. E allora inizia a lanciare proclami e allarmi. Senza, come è nel suo stile, usare mezzi termini. Parla apertamente di un'Italia «sotto attacco». «È evidente che vogliono fare dell'Italia una nuova Grecia - commenta nel corso della sua visita al Salone del mobile -, chiederemo al governo di reagire, rischiamo una tempesta devastante, vedremo che proposte economiche mettere in campo. Già oggi chi ha dei risparmi in banca ne ha perso il 20%, non vorrei che peggiorasse».
Lo stop della Bce all'acquisto dei titoli di Stato ha ricompattato il centrodestra. E già alcuni parlano nuovamente di uscita dall'euro e di presa di distanza dalla «Troika» che decide del destino di popoli non più sovrani. L'attacco ad alzo zero contro Commissione europea, Parlamento di Strasburgo e Bce riporta, dunque, Meloni e Salvini a condividere la stessa trincea.
Matteo Salvini parla apertamente di allarme e al riguardo annuncia per domani la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio federale, con all'ordine del giorno proprio la reazione che il Paese deve mettere in atto per difendere il lavoro e i risparmi degli italiani». E il fronte dei «nemici» del Paese, per Salvini, si allarga pericolosamente anche all'interno dei nostri confini. «O Letta ha legami con la Cina, interessi con la Cina o non si spiega, a questo punto intervenga il Copasir o i servizi, visto che va di moda - ironizza il leader leghista con esplicito riferimento alla difesa da parte del segretario del Pd della scelta Ue di bloccare dal 2035 la produzione di auto con motore a combustione -. Regali il mercato automobilistico alla Cina, così non difendi l'ambiente, non difendi il lavoro degli italiani». «Oggi l'Italia non produce batterie - aggiunge -, mentre l'Europa ha un rilievo marginale; la produzione è concentrata soprattutto in Cina. Siamo veramente sicuri di voler mettere la mobilità italiana ed europea nelle mani cinesi?»
Anche Draghi finisce vittima della vis polemica di Salvini. Il leader del Carroccio si sfoga con i suoi. Il premier, dice, non vuole difendere gli interessi degli italiani né con la Bce né con Bruxelles. E pubblicamente boccia l'ipotesi di una prova d'appello per il premier. «Un governo Draghi bis? Diamo la parola agli italiani, fidiamoci degli italiani e lasciamoli scegliere» risponde Salvini a chi gli chiede dei possibili scenari in vista delle politiche, rispondendo su un eventuale coinvolgimento dell'attuale premier nel prossimo esecutivo.
«Noi - ricorda - abbiamo detto sì a questo governo di emergenza solo perché c'era la pandemia, poi di governi tecnici, di governi non eletti o di governi col Pd noi non ne faremo e non ne accetteremo più evidentemente».
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