Ora Draghi studia la nuova stretta: l'obbligo di siero non è più un tabù

Il governo studia tre ipotesi: nella più rigida pass ai vaccinati anche a lavoro. Non escluso il modello Austria. Mattarella contro l'anti-scienza: "I sieri ci hanno salvato". La spinta di Confindustria

Ora Draghi studia la nuova stretta: l'obbligo di siero non è più un tabù

L'accelerazione degli ultimi giorni ha una ragione interna e una esterna. La prima è l'obiettivo aumento dei casi di Covid in Italia, con un primo rimbalzo importante sui numeri delle terapie intensive di alcune regioni. La seconda è il vento del contagio che soffia dall'Europa del nord-est. Con l'Austria che da lunedì entrerà in lockdown totale e che, prima nell'Ue, ha introdotto l'obbligo vaccinale. E con la Germania - per il terzo giorno di seguito sopra i 50mila casi - ormai in «piena emergenza nazionale» (parole del ministro della Sanità tedesco, Jens Spahn).

Anche in Italia, dunque, si va ormai verso un nuovo giro di vite. Perché, peraltro, c'è la consapevolezza che i migliori dati di casa nostra dipendono non solo dalla bontà della campagna vaccinale, ma anche dal fatto che il grande freddo che ha iniziato a soffiare sul nord-est dell'Europa da noi deve ancora arrivare.

Al momento, dunque, tra Palazzo Chigi e il ministero della Salute si ragiona su tre possibili scenari e non si esclude di arrivare finanche a seguire l'esempio dell'Austria sull'obbligo di siero. Il primo è quello di seguire la strada tedesca. E cioè applicare nelle zone arancioni - quella ad alto tasso di ospedalizzazione - il «modello 2G»: consentire l'accesso a ristoranti, alberghi, cinema, palestre ed eventi pubblici solo a chi è munito di green pass perché vaccinato o guarito. Il tampone negativo, insomma, non basterà più. Il secondo scenario è invece più rigido e ipotizza il «modello 2G» su tutto il territorio nazionale, a prescindere dal colore. Quindi, anche nelle zone bianche. Infine, l'ipotesi più stringente di tutte, praticamente a un passo dall'obbligo vaccinale di fatto: validità del green pass solo per vaccinati o guariti anche sui posti di lavoro. Nella sostanza, senza vaccino non si potrà fare quasi nulla. Una soluzione drastica, tanto che si sta valutando se non tenere comunque in piedi la possibilità di muoversi anche col tampone antigenico, la cui validità sarebbe però ridotta a sole 24 ore.

D'altra parte, quale sia la linea del governo sul tema è noto da tempo. Tanto che ieri il sottosegretario alla Salute Andrea Costa non ha escluso che si faccia «una riflessione» sull'opportunità di «introdurre l'obbligo vaccinale per le categorie che hanno un contatto costante con il pubblico», dalle forze dell'ordine a chi opera nella grande distribuzione. E in questa direzione, ancora con più forza, spinge Confindustria. «Siamo sempre stati per l'obbligo vaccinale, poi - spiega il presidente degli industriali, Carlo Bonomi - abbiamo preso atto che la politica aveva difficoltà a trovare una sintesi riguardo a un provvedimento così impattante dal punto di vista sociale e per questo si è pensato al green pass». Ma, aggiunge, «l'unica cosa che ci può mettere davvero al sicuro è l'obbligo vaccinale». La soluzione finale, anche questa sul tavolo di Palazzo Chigi, che prepara un Cdm ad hoc sul tema per giovedì.

E sull'opportunità di vaccinarsi ieri è tornato pure Sergio Mattarella. Con parole nette.

Secondo il capo dello Stato, infatti, bisogna condurre la battaglia «contro l'antiscienza» e «affrontarla e vincerla» perché «ne va della prosecuzione di un percorso virtuoso». «I vaccini - ribadisce Mattarella - sono stata la nostra maggiore difesa: hanno salvato migliaia di vite, ridotto sofferenze e consentito le riaperture».

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