Ora Salvini querela sulle "ombre russe". Pd e Di Maio insistono

Replica alle "insinuazioni" dell'ex Cia. Ma la sinistra vuole una commissione

Ora Salvini querela sulle "ombre russe". Pd e Di Maio insistono

Matteo Salvini e la Lega continuano a non avere intenzione di far passare le accuse di filo-putinismo senza reagire: il Carroccio annuncia la difesa «in ogni sede opportuna contro le parole di Julia Friedlander e il quotidiano che le ha pubblicate». «Penso che Matteo Salvini abbia un interesse politico personale nel suo rapporto con la Russia. Assolutamente», ha detto l'ex analista Cia, attraverso un'intervista rilasciata a Repubblica. «Ci sono connessioni ideologiche, ma anche obiettivi economici», ha aggiunto la Friedlander, che si è occupata anche del Vecchio continente per la Casa Bianca ai tempi della gestione Trump.

La nota del partito guidato dall'ex ministro dell'Interno è incisiva: «Ennesime insinuazioni, zeppe di dubbi e condizionali, contro la Lega e Matteo Salvini che si difenderanno in ogni sede opportuna contro le parole di Julia Friedlander e il quotidiano che le ha pubblicate. A differenza del gruppo editoriale che per anni ha diffuso in allegato Russia Oggi - osservano da via Bellerio - , la Lega non ha ricevuto finanziamenti da Mosca».

La narrativa della sinistra è ormai monolitica: la ricerca di argomenti reali in grado di mettere in crisi la coalizione di centrodestra non è andata a buon fine. La narrativa impostata per provare a battere l'avversario, compresa questo topos delle «ombre russe», è fallimentare ma ormai bisogna seguirla. Tant'è che dal Pd insistono: «I rapporti tra Salvini e Putin sono pieni di ombre inquietanti. La sicurezza nazionale non è uno scherzo. Se sarò eletto ripresenterò subito, opportunamente aggiornato, il ddl 1587 a mia prima firma volto a istituire su questo tema una commissione bicamerale d'inchiesta», ha twittato il senatore Dem Dario Parrini, allegando proprio l'intervista dell'ex analista Cia al quotidiano diretto da Maurizio Molinari. In gergo si direbbe un tentativo di crocifissione, peraltro basata sul nulla.

L'eco alla richiesta della formazione di Enrico Letta proviene dalla fonte più scontata: Luigi Di Maio, che non è neppure certo di riconquistare un seggio in Parlamento. «Io chiedo l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che accerti legami tra partiti e russi. La Lega ha un accordo con Russia unita, il partito di Putin. Queste cose vanno accertate, nel nostro paese ci sono più ombre che luci», dichiara il ministro degli Esteri e leader del neo-partitino Impegno civico a Radio 24. La coalizione di centrosinistra parla all'unisono. E non potrebbe essere altrimenti, se non altro perché è lo stesso Letta a usare le medesime tonalità. «Le parole di Putin oggi confermano che le sanzioni sono la strada giusta e funzionano. Questo distrugge la retorica di Salvini che difende il suo amico Putin. Mi chiedo che interessi difenda Salvini, se quelli della Russia o dell'Europa» annota a Cagliari il segretario, durante una conferenza stampa. Per la replica il Carroccio schiera l'artiglieria pesante, ossia i tre ministri del governo d'unità nazionale: «Letta è troppo nervoso, si dia una calmata. Farebbe meglio a parlare di problemi concreti della gente e non di sceneggiature di fantasia. Le elezioni si vincono con le proprie idee e non sperando in qualche aiutino esterno», si legge in una nota firmata da Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia.

«Da lui, alleato in Europa di Schroeder, principale

lobbista del Cremlino, non accettiamo alcuna lezione: il partito che in Ue più volte ha votato a favore di Mosca è il Pd, come certificato da studi indipendenti», chiosa Marco Zanni, europarlamentare e presidente del gruppo Id.

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