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Orban molla il Ppe e corteggia Matteo

Il premier ungherese toglie l'appoggio a Weber: ha offeso il mio Paese

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Roma Tutto si potrebbe spiegare con il piatto di goulash che Matteo Salvini e Viktor Orban hanno mangiato insieme, 5 giorni fa, vicino al muro tra Ungheria e Serbia. Fatto sta che ieri a Budapest il premier sovranista ha spaccato clamorosamente il fronte del Ppe, togliendo il suo appoggio al candidato dei popolari alla Commissione Ue, il bavarese Manfred Weber.

Orban l'ha spiegato come risposta all'annuncio del leader tedesco di non voler vincere con i voti degli ungheresi, cercando evidentemente quelli dei socialisti europei. «Se qualcuno offende un Paese in quel modo - ha detto il premier sovranista -, il primo ministro del Paese offeso non può sostenerne la candidatura». Solo un «fallo di reazione» o c'è dietro una strategia più ampia?

Nella conferenza stampa Orban era con il vicecancelliere austriaco Heinz-Christian Strache, leader del partito di ultradestra Fpoe, che governa con i popolari di Sebastian Kurz. «Stiamo cercando un nuovo candidato», ha concluso.

Il Ppe a marzo ha sospeso ma non espulso Orban e il suo partito Fidesz, per le posizioni antisemite e gli attacchi alla Commissioni Ue e al suo presidente Jean-Claude Juncker. Ma ora il premier ungherese potrebbe decidere di avvicinarsi al fronte sovranista europeo del suo amico leader leghista, più che portare il Ppe verso un'alleanza con i conservatori, come sembrava. E il gruppo finora di maggioranza all'Europarlamento potrebbe perdere 12-14 parlamentari. Certo ne perde i voti Weber, la cui corsa appare in salita, con Francia, Italia, Polonia e Ungheria contro.

A Budapest Salvini aveva detto: «Se vince Orban, ci alleiamo con il Ppe». L'intesa italo-ungherese, per una collaborazione tra popolari e sovranisti-populisti di destra, aveva messo in secondo piano anche l'accordo con la francese Marine Le Pen.

Ma subito era stata respinta dal cancelliere Kurz, dal leader della Csu bavarese Markus Soeder, dalla stessa cancelliera tedesca Angela Merkel e dalla leader della Cdu Annegret Kram-Karrenbauer, oltre che da Weber. Salvini, accolto come «un eroe» da Orban, che a sua volta aveva molto lodato, aveva tessuto allora la tela per rompere il Ppe, con il patto privilegiato a due.

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