Erano sei o sette uomini armati, talebani, vestiti con tuniche bianche. Hanno scavalcato un muro di cinta. Sono entrati nella scuola di Peshawar, città del Nord-ovest del Pakistan, e hanno iniziato a sparare a tutti: agli scolari, ai maestri, alle maestre, a chi si nascondeva dietro ai banchi rovesciati. Sono state massacrate 141 persone, 132 erano bambini o ragazzini, hanno detto i portavoce dell'esercito pachistano. Spari ed esplosioni - uno degli attentatori si è fatto saltare in aria - sono andati avanti per otto ore, con centinaia di scolari e professori intrappolati nel grande istituto mentre l'esercito pachistano cercava di fermare il gruppo armato. Soltanto in serata i soldati sono riusciti a mettere fine all'assalto, con l'uccisione dei membri del commando.
Nonostante la violenta storia del Pakistan, dove gli attacchi dei talebani locali sono frequenti, quello di ieri è stato uno dei più brutali e sanguinosi attacchi nella storia del gruppo e del Paese. La scuola colpita è gestita dall'esercito e forma scolari - tra i sette e i 16 anni - per la maggior parte figli di soldati. L'obiettivo è stato quindi scelto attentamente dai talebani che hanno portato a termine l'orrore. Da giugno, l'esercito pachistano è impegnato in un'operazione nei territori del Waziristan, sul confine con l'Afghanistan, roccaforte del gruppo islamista ed estremista. I talebani hanno rivendicato l'attacco e parlato proprio di vendetta nei confronti dell'azione armata in Waziristan. «Abbiamo preso di mira la scuola perché l'esercito colpisce le nostra famiglie, vogliamo che sentano il dolore», ha detto un portavoce, Muhammad Umar Khorasani.
I talebani sparavano alla testa e alle gambe, gridando «Allahu Akbar», («Dio è Grande»), e chiedendo ai ragazzini di recitare la professione di fede islamica, hanno raccontato alcuni testimoni ai giornali locali. Al Wall Street Journal uno degli studenti ricoverati negli ospedali cittadini ha spiegato che una maestra è stata bruciata viva di fronte alla classe, un'altra uccisa assieme alla figlioletta di due anni.
Le reazioni di orrore sono arrivate da tutto il mondo: il presidente americano Barack Obama ha parlato di «depravazione» dei terroristi, la tedesca Angela Merkel di «atrocità», le Nazioni Unite attraverso il segretario Ban Ki-moon hanno condannato senza mezzi termini, l'Unicef - il fondo dell'Onu per l'Infanzia, ha chiesto azioni concrete, il governo pachistano ha indetto tre giorni di lutto, il premier Nawaz Sharif ha parlato di «tragedia nazionale» e promesso che la lotta contro il terrorismo andrà avanti nonostante tutto, mentre il premier britannico David Cameron ha detto che «è un giorno buio per l'umanità».
L'attacco di Peshawar è stato talmente brutale che perfino un altro gruppo terroristico, Jamat ud Dawa, coinvolto in un'orrenda strage come quella di Mumbai nel 2008, in cui morirono oltre 160 persone, ha dichiarato: «Questo è stato fatto da nemici dell'islam... barbari che operano sotto il nome del jihad». E la spaccatura ricorda un po' la presa di distanza di un gruppo terroristico, violento ed estremista come Al Qaida nei mesi passati dalle atrocità dello Stato islamico in Irak e Siria. Proprio ieri, nello Yemen centrale, in un attacco di Al Qaeda contro un leader sciita locale altri bambini, quindici in tutto, che viaggiavano a bordo di uno scuola bus quando un attentatore suicida si è fatto esplodere nei pressi dell'abitazione dell'uomo, sono rimasti uccisi.
«Ho il cuore infranto da questo atto di freddo terrorismo senza senso», ha detto dell'attentato a Peshawar il premio Nobel Malala Yousafzai, 17 anni, attivista per l'educazione femminile in Pakistane, ferita nel 2012 a bordo di uno scuola bus proprio da quei talebani pachistani che ieri hanno fatto strage tra i banchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.