L'Italia vive una delle fasi più difficili della storia recente ma a sinistra trovano tempo di polemizzare sull'appellativo ufficiale con cui riferirsi al premier. Giorgia Meloni - è noto - ha scelto di essere chiamata «il presidente del Consiglio». I fautori del politicamente corretto, una volta appresa la notizia (ossia subito dopo il conferimento dell'incarico), hanno detonato. Nella mattinata di ieri, è emersa una circolare ufficiale a firma del segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Deodato. Un documento in cui veniva specificato come la Meloni sarebbe stata chiamata «Signor presidente del Consiglio». E questo per via della formula ritenuta più «corretta» dall'Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze. Una nota appena successiva, però, ha fatto presente come la Meloni avesse domandato di essere chiamata «il presidente del Consiglio» e basta. Questione chiusa? Neppure per sogno, perché buona parte dell'opposizione, nel frattempo, aveva già deciso di concentrare i suoi comunicati stampa e le sue prese di posizione sull'argomento. Se è vero che le parole sono pietre e che il linguaggio è costitutivo del potere, è vero pure che le questioni meriterebbero un'attenzione proporzionata al momento storico vissuto. Niente da fare: «E io che pensavo che la priorità di Palazzo Chigi fosse quella di dare una risposta all'emergenza carobollette, al costo della vita con il boom inflazione, di dare un contributo alla pace in Europa e invece era il Signor Presidente», ha scritto via Twitter Nicola Fratoianni. Quello del vertice di Sinistra italiana è una sorta di paradosso: lamentarsi per il tempo perso sulla declinazione dei ruoli, occupandosene. «Con il nuovo corso, Palazzo Chigi affronta la principale emergenza del Paese. Bene», ha annotato l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, che sta provando a recitare la parte del megafono della sinistra dem. Poi è arrivato pure il capo grillino Giuseppe Conte: «Sissignora! Gradiremmo sapere da Palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che il presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio». E via così, lungo una giornata disseminata da polemiche portate in maniera strumentale su un livello più alto del consueto. L'assoluta mancanza di argomenti di peso dimostrata a sinistra di questi tempi necessita del resto di essere sostituita in qualche modo.
Il presidente Meloni ha detto la sua in serata: «Leggo che il principale tema di discussione di oggi - ha scritto via social - sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di
come definire la prima donna presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia».
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