"La palpata breve non è reato". La Procura fa ricorso

Dopo la polemica per il bidello assolto perché il contatto non arrivava a dieci secondi

"La palpata breve non è reato". La Procura fa ricorso
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Per i giudici la «palpata» breve non è reato. Una «tastata fugace», una goliardia, niente di più. Ma la Procura di Roma non ci sta e impugna la sentenza di assoluzione di un bidello accusato di aver molestato un'alunna dell'Istituto Cine Tv Roberto Rossellini di Roma, ricorrendo in appello. L'accusa, violenza sessuale aggravata perché su minore, viene respinta dai giudici della quinta sezione penale «perché il fatto non costituisce reato». Una sentenza assai discutibile e tutta centrata sull'arco temporale in cui sarebbe avvenuta la violenza, dai 5 ai 10 secondi come racconta la studentessa sulla denuncia e che ribadisce in aula. Uno «scherzo» si è difeso in aula Antonio Avola, l'operatore scolastico di 66 anni assolto in quanto sarebbe «mancata la volontà» di molestare la minorenne e per il quale la Procura, adesso, chiede un nuovo giudizio.

Nell'impugnazione i pm scrivono che la sentenza «si presta a censura essendo incorsa in errore nella valutazione delle prove acquisite, nella ricostruzione del fatto contestato e nella valutazione della sussistenza dell'elemento soggettivo». Per i magistrati romani il Tribunale è in errore, ritenendo che «la repentinità dell'azione, senza alcuna insistenza nel toccamento, è da considerarsi quasi uno sfioramento». Un palpeggiamento fugace secondo i giudici, avvenuto peraltro in presenza di altre persone. Secondo il racconto della ragazza l'azione sarebbe durata al massimo 10 secondi, un tempo nient'affatto trascurabile tanto che l'amica e compagna di scuola con lei, travisando la percezione temporale del fatto, parla addirittura di 30 secondi. È il 12 aprile del 2022 quando Laura sale le scale di scuola e viene avvicinata dal bidello. «Mi ha preso alle spalle, poi mi ha infilato le mani dentro i pantaloni e sotto gli slip. Mi ha palpeggiato il sedere e poi mi ha tirato su tanto da farmi male nelle parti intime. Per i giudici tutto questo è stato aveva un intento scherzoso?», spiega la studentessa oggi maggiorenne. Ma, sempre secondo la sentenza di assoluzione emessa nei giorni scorsi, l'azione si è «concentrata in una manciata di secondi», dunque «appare convincente la tesi difensiva dell'atto scherzoso».

D'altro avviso il legale della studentessa, l'avvocato Andrea Buitoni e la stessa vittima della presunta violenza: «Si scherza in due e qui il bidello ha fatto tutto da solo. Non è questo il modo in cui un anziano scherza con una ragazzina di diciassette anni. Questa non è giustizia. Mi sento tradita due volte, prima dalla scuola, in cui è successo tutto questo, poi dal Tribunale».

Insomma, per la Procura della capitale «nell'intento di argomentare insussistenza del dolo richiesto dalla norma incriminatrice il Tribunale travisa la ricostruzione del fatto stesso, che invero poco prima aveva effettuato sposando in toto la narrazione della parte lesa e dell'amica che aveva assistito alla condotta».

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