Parigi e Berlino scaricano Renzi «Più centri di identificazione»

Hollande e Merkel chiedono a Italia e Grecia di accelerare la creazione di luoghi in cui distinguere tra profughi e clandestini. Non si fidano del nostro governo

E alla fine Matteo si ritrovò solo. E all'angolo. Lui già si vedeva accanto alla cara Angela e all'«amico» François a discutere d'asilo europeo. I due, invece, faranno senza di lui. Stavolta, però, Cancelliera e Presidente fanno esplicitamente intendere di non fidarsi del suo governo. Per capirlo basta leggere la lettera, ripresa ieri da Le Monde , in cui spiegano alle autorità europee le priorità del loro piano per affrontare l'emergenza immigrazione e garantire, come richiesto dal Presidente della Commissione Jean Claude Juncker, il trasferimento negli altri Paesi di 160mila profughi sbarcati in Italia e Grecia. In vetta alle urgenze non c'è l'asilo europeo sbandierato dal nostro Presidente del Consiglio, ma bensì l'esigenza di rendere operativi i cosiddetti hotspots , ovvero i centri d'identificazione in cui distinguere tra gli immigrati in fuga dalle guerre - e quindi meritevoli d'asilo - e quelli alla ricerca di una mera sistemazione economica. Al vertice delle priorità di Merkel e Hollande c'è, insomma, tutto ciò che il nostro governo si rifiuta di fare vanificando la possibilità di distinguere tra migranti meritevoli d'accoglienza e clandestini destinati al rimpatrio. A spazientire Merkel e Hollande hanno probabilmente contribuito i toni dell'intervista al Corsera del 30 agosto in cui il ministro dell'Interno Angelino Alfano ricordava che il governo attiverà i centri soltanto «nella misura e con la stessa progressività con cui gli altri saranno solidali». Quei toni, vagamente ricattatori, da parte di un esecutivo in palese difetto rispetto alle regole europee hanno alla fine spinto Hollande e Merkel a prendere le distanze da Renzi e dal suo governo. Non a caso nella lettera i due indicano la necessità di garantire le responsabilità di «ciascun Stato membro» e chiedono che i centri d'identificazioni siano «pienamente operativi entro la fine dell'anno». Solo dopo le righe dedicate alla necessità di «far pressioni su Grecia e Italia» Cancelliera e Presidente affrontano il tema dell'asilo europeo caro a Renzi. In quell'inversione dei termini è racchiusa la diffidenza della Merkel e di Hollande, straniti di fronte all'incapacità del governo italiano di comprendere che la selezione tra migranti da accogliere e migranti da rispedire a casa è l'unica in grado di evitare un'invasione senza fine.

Le regole indicate da Berlino e Parigi e l'improvvisa disponibilità del premier britannico David Cameron, dettosi ieri pronto ad accogliere «migliaia di rifugiati in più», non garantiscono però una scontata adesione europea al piano. Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca, ovvero i Paesi dell'Est membri del cosiddetto Visegrad Group, fanno già sapere di considerare inaccettabile «ogni proposta che porti all'introduzione di quote obbligatorie e permanenti su misure di solidarietà». Senza contare che le linee guida discusse nel vertice del 14 settembre in Lussemburgo potranno venir approvate soltanto durante il Consiglio Europeo del prossimo ottobre.

Quanto basta per far dimenticare le urgenze e i drammi di questi giorni e ristabilire il consueto gioco delle parti. Come del resto era già successo mesi fa quando il numero dei profughi da ripartire era solo di quarantamila.

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