Parlamentarie, che inganno Decide tutto la Casaleggio

Il voto al via nel caos: sistema bloccato e proteste E i vertici M5S epurano dalle liste due candidati su tre

Parlamentarie, che inganno Decide tutto la Casaleggio

Anche stavolta va in scena la trasparenza opaca a Cinque Stelle: dopo gli intoppi e i rallentamenti per candidarsi, sono partite ieri le Parlamentarie del M5S. Come al solito gli orari sono rigidi: si vota dalle 10 alle 21, né un minuto prima, né un minuto dopo. E questa volta sembra che Grillo abbia imparato dal passato: invece di migliorare il sistema, ha però messo le mani avanti, aprendo i seggi anche la mattina del 18 in caso di coda virtuale.

Ma se il rischio di rallentamenti così come quello degli hacker che già in passato hanno bucato la piattaforma era preventivato, restano i nodi fondamentali di un sistema che ancora una volta rivela tutti i suoi punti deboli.

A partire dalla scrematura effettuata dallo staff: dei circa 15mila che a inizio gennaio avevano richiesto di essere candidati, la società che fa capo a Davide Casaleggio ne ha già tagliati 2 terzi (e altri ne taglierà al termine delle Parlamentarie). Ufficialmente sulla base della mancanza di requisiti o dei documenti (certificato penale, carichi pendenti e indagini a carico) richiesti. Ma dal momento che non verranno rivelati i nomi degli esclusi il sospetto che qualcuno sia stato cassato perché considerato «infiltrato» o «scomodo» resta alto.

Come nel caso di Andrea Mazzillo, ex assessore al Bilancio della giunta Raggi e fatto fuori dal Campidoglio in modo poco limpido. Volto noto tra gli attivisti romani, Mazzillo l'altro ieri aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook il video di presentazione con il quale si era candidato. Ma con grande stupore suo e dei suoi sostenitori ieri il suo nome non compariva nella lista degli aspiranti parlamentari. Il caso è stato ridotto a «intoppo tecnico» dallo stesso Mazzillo, che spera di rientrare in corsa in qualche modo. Eppure non è l'unico nella stessa situazione. Nel corso della giornata spuntano episodi analoghi un po' in tutta Italia e in Sicilia c'è pure chi, come Daniela Morfino e Monica Modica, chiede di annullare l'intera votazione.

Non è escluso che dopo le polemiche alcuni di questi non possano essere «ripescati» con la scusa di qualche pasticcio tecnico, magari dovuto ai problemi ad accedere a Rousseau dello scorso 3 gennaio. Ma la frittata è fatta.

Senza considerare che almeno nella giornata di ieri a causa dei troppi accessi simultanei era sia difficile votare, sia tecnicamente impossibile vagliare uno ad uno i profili (peraltro non tutti completi) delle centinaia di candidati per il proprio collegio di residenza. Chi è riuscito a votare i propri preferiti (tre alla Camera e tre al Senato) ha votato quindi «alla cieca», sulla base delle poche informazioni presenti sotto al nominativo o della conoscenza personale. Con un piccolo vantaggio che in qualche modo agevola chi già siede a Montecitorio e Palazzo Madama: nonostante Luigi Di Maio abbia assicurato che non ci sarebbero state distinzioni, infatti, sotto alcuni dei «faccini» candidati appare (pure in grassetto) la scritta «Parlamentare Movimento 5 Stelle uscente». Alla faccia della regola «uno vale uno».

In questa nebbia spacciata per trasparenza non è dato sapere almeno per il momento nemmeno quanti sono i votanti. Alla piattaforma possono accedere infatti tutti gli iscritti «certificati» all'Associazione Movimento 5 Stelle, per la prima volta senza una data limite.

Ma quanto è grande questo bacino di utenti che sceglierà alcuni di quelli che rappresenteranno il popolo M5S alle urne? Si parla di 100mila persone (il che significa che molti saranno candidati con appena 200 voti), ma solo lo staff della Casaleggio associati può dirlo. E questi sarebbero quelli che invocano la «democrazia dal basso e chiedono un intervento degli osservatori Osce che vigilino sulle operazioni di voto?

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