"Via la parola razza dalla Carta". E la battaglia dei genetisti diventa uno spot allo ius soli

Parte la battaglia per cambiare la Costituzione: "Via la parola 'razza' dall'articolo 3". Repubblica cavalca la proposta e la trasforma in uno spot a favore dei migranti

"Via la parola razza dalla Carta". E la battaglia dei genetisti diventa uno spot allo ius soli

L'articolo 3 della Costituzione italiana recita così: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Giovedì scorso il Collegio Ghislieri di Pavia, con il sostegno di Fondazione Umberto Veronesi e Merck, ha lanciato la proposta di rivederlo e di tagliere la parola "razza". "Non esistono le razze umane - spiega a Repubblica il genetista e accademico dei Lincei Carlo Alberto Redi siamo tutti esseri umani, uguali al 99,9% del Dna". E così la "crociata" degli scienziati viene subito trasformata in uno spot a favore dello ius soli.

"Ho conosciuto un bambino di Reggio Emilia, nato e cresciuto in Italia e con gli occhi a mandorla. Gli ho chiesto se sia mai stato in Cina, e mi ha risposto: mai. Allora perché sui documenti è cinese?". L'intervista di Redi arriva in un momento convulso. Certo, il genetista si fa promotore della proposta fatta dal Collegio Ghislieri di togliere la parola "razza" ma subito Repubblica la lega alla battaglia in corso in parlamento sulla legge che regala la cittadinanza ai figli degli immigrati. "Le differenze genetiche che troviamo tra due individui presi a caso nella stessa popolazione - spiega - non sono meno numerose di quelle che troviamo prendendo due individui di due popolazioni diverse". E continua: "La nostra specie si è diffusa dall' Africa al resto del mondo praticamente ieri l' altro, cioè 150-175 mila anni fa. Per di più, da allora abbiamo continuato a incrociarci. E i migranti che vediamo arrivare oggi in Europa sono solo l'ultima delle migliaia di migrazioni avvenute nella nostra storia". Secondo Redi, insomma, il Dna "non si è mai chiuso in un posto, non si è mai isolato" e "non ha mai definito 'razze' distinguibili dal punto di vista genetico".

Nell'intervista a Repubblica, Redi si oppone a chi non intendere accogliere gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. "Da sempre continuiamo a incrociarci", spiega negando differenze evidenti, come il colore della pelle e la forma degli occhi. "Il colore della pelle è un adattamento, come la capacità di digerire il latte - spiega -il Dna di chi è bianco e di chi è nero è uguale, ci sono gli stessi geni: allo stesso modo il Dna di chi digerisce e non digerisce il latte è uguale".

Il genetista spiega poi che "vivendo in ambienti diversi si sono selezionate caratteristiche diverse, più favorevoli alla sopravvivenza: dove c'è tanto sole - conclude- le cellule della pelle producono più melanina".

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