Uno spettro si aggira per l'Europa. È la variante delta e ha un insospettato alleato: i tifosi che vagano per il continente a seguito delle nazionali che partecipano all'Europeo di calcio, che i soloni dell'Uefa hanno voluto nella formula itinerante che, se in condizioni normali sarebbe stata cervellotica, in epoca di pandemia appare addirittura suicida.
La questione ci riguarda da vicino. Non solo perché l'Italia giocherà domani alle 21 il suo quarto di finale contro il Belgio a Monaco di Baviera. Ma soprattutto perché il giorno dopo, sabato, lo stadio Olimpico ospiterà l'altro quarto tra Inghilterra e Ucraina. A Roma si teme l'invasione di tifosi inglesi, con conseguente spargimento della variante delta che nel Regno Unito viaggia a botte di ventimila nuovi contagi al giorno (ma i morti sono pochissimi, va detto).
A parole sono tutti d'accordo: i tifosi inglesi a Roma non devono arrivare, anche perché le norme italiane prevedono una quarantena di cinque giorni e un tampone negativo per chi arriva dal Regno Unito, e quindi non ci sono i tempi tecnici. Ma non lascia tranquilli il fatto che il governo inglese ieri abbia sentito il bisogno di diffondere un appello a non mettersi in viaggio per la Città Eterna: «La nostra richiesta è di tifare la nazionale da casa e di esultare davanti alla tv più forte che si può», ha detto la sottosegretaria al Commercio di Londra, Anne-Marie Trevelyan. In base alle norme e al buon senso all'Olimpico, i 2.500 tifosi inglesi previsti (su 18mila totali) dovrebbero essere tutti residenti in Italia. E la FA, la Federcalcio inglese, ha confermato che non venderà i biglietti a disposizione in patria. E del resto l'ambasciata britannica a Roma ha smentito la notizia che si sarebbe adoperata per smerciare i biglietti tra gli inglesi di Roma.
Ma nella capitale italiana non sono tranquilli. Sono ore febbrili al Viminale per studiare un piano a prova di contagio. Allo stadio saranno fatti controlli pedissequi e un'ordinanza potrebbe anche prevedere il controllo ai tornelli della carta d'imbarco dei tifosi che dimostri che siano in Italia da almeno cinque giorni. Naturalmente quello sarebbe solo l'ultimo miglio di una filiera di controlli che partirebbe da aeroporti, stazioni, caselli autostradali.
Preoccupa anche la situazione di San Pietroburgo, la città che ha ospitato più partite di Euro 2020 dopo Londra e che domani alla Gazprom Arena vedrà impegnati Svizzera e Spagna nel quarto di finale. La Russia ieri ha fatto registrare 21.042 casi di Covid-19 e soprattutto il record di 669 decessi, 111 dei quali nella città sulla Neva. Malgrado questo Vladimir Putin non vuole sentire parlare di spostamenti di sede. «Prima di tutto, siamo stati costretti a rispettare i nostri obblighi», ha detto sibillinamente in un intervento tv.
Ma la vera apoteosi dell'assurdo sono le semifinali e la finale previste a Londra dal 6 all'11 di luglio. Anche qui il governo britannico non molla («la sicurezza pubblica è la nostra priorità assoluta», fa sapere il Dipartimento del governo britannico per il digitale, la cultura, i media e lo sport), rimandando al mittenete i timori espressi da Bruxelles. Inquieta peròil fatto che dei 32mila positivi registrati tra l'11 ed il 28 giugno in Scozia 1.991 sono tifosi che hanno assistito a una delle partite della Scozia agli Europei o a eventi comunque legati alla kermesse. Di questi casi, 1.294 riguardano persone che si trovavano a Londra il 18 giugno, data della sfida contro l'Inghilterra e 397 erano a Wembley.
Ai tifosi scozzesi erano stati destinati solo 2.600 biglietti, eppure la capitale britannica era invasa da membri della Tartan Army. Un segnale che non rassicura. Sarà un fginale di Europeo decisamente caldo, non solo dal punto di vista calcistico.
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