Dato che, come la matematica e la medicina (perfino l'immunologia!), anche la fisica non è un'opinione, arriva sempre il momento in cui la misura è colma e le cose cominciano ad esondare. E quando succede, anche il più vile e passivo gregge di pecore - così vengono definiti i vaccinati dai leoni libertari No Vax - tendono a cambiare pelle. Che va bene la mitezza, ma gli agnelli sacrificali dell'idiozia altrui anche no, grazie.
È quanto sta accadendo in questa fase della pandemia alla stragrande maggioranza della popolazione che si è sottoposta al vaccino. 46,6 milioni di italiani che hanno fatto almeno una dose. Chi convintamente, chi in maniera riluttante ma per senso civico, chi contro voglia ma obbligato dal legittimo ma machiavellico ricatto del green pass. 46,6 milioni di persone che ora vedono ricrescere la curva dei contagi e già temono il ritorno dei lockdown e non se lo meritano. 46,6 milioni di cittadini che ora - nel loro piccolo come le formiche di Gino & Michele - hanno il sacrosanto diritto di incazzarsi.
Finché la situazione era sotto controllo, ci si è tutti illusi che le frange irrazionali dei No Vax duri e puri, dai complottisti ai casi psichiatrici che parlano del vaccino come di «stupro farmaceutico satanico», nuocessero solo a loro stessi e alla loro intelligenza. Che fossero gestibili, che la loro assurda idea di «libertà» fosse una stramba perversione, come nutrirsi solo di frutta marcia o credere che la Terra sia piatta. In quest'ottica, sono stati guardati con bonomia e accondiscendenza. «Bisogna convincerli, non forzarli», è stato detto. Fa niente se sui social insultavano e minacciavano, fa niente se da quindici fine settimana fanno perdere incassi ai commercianti di Milano che solo ora si rialzano dalle chiusure: occorreva essere gandhiani e zen, attendere che fossero pronti, dialogare, perdonare il prossimo nostro perché non sapeva quello che faceva. Ecco, possiamo ufficialmente certificare che la pazienza generale è finita.
Non è un sentimento solo italiano. Non è solo Selvaggia Lucarelli che pretende coraggiosamente e giustamente di lavorare in ambienti di lavoro senza No Vax. In Nuova Zelanda si valuta il licenziamento dei non vaccinati che nello svolgimento della professione hanno contatti con il pubblico; in Austria da ora in poi eventuali nuove limitazioni della libertà interesseranno solo i vaccinati e in Italia - dopo il capolavoro di Trieste, dove l'happening No Vax/No Pass del porto ha creato un focolaio - si pensa di fare lo stesso.
Spiace dirlo, ma purtroppo è ora di strappare con chi si mette al di fuori delle regole della collettività. È stato fatto il possibile, ma il Paese non può più permettersi il luddismo dei boicottatori interni. Che sia obbligo vaccinale, regole ancor più severe o lockdown mirati, è tempo che il governo faccia un ulteriore passo in difesa di chi finora ha seguito tutte le regole.
Lo si deve alle famiglie che si ritrovano di nuovo i figli a casa da scuola così come agli imprenditori che stanno investendo per far ripartire l'economia, nonché ai parenti di chi si è ammalato e di Covid è morto. Perché sarà anche vero che chi perde la pazienza perde la battaglia, ma qui nessuno ha intenzione di perdere la guerra per colpa di chi si ostina a calpestare la libertà altrui in nome della propria.
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