Pd e Cinque stelle all'attacco: "Vogliamo subito una legge"

Tajani (Fi) frena: "Così si indeboliscono i più fragili". Giorgetti: "Non si deve penalizzare la contrattazione"

Pd e Cinque stelle all'attacco: "Vogliamo subito una legge"

L'Europa fornisce l'assist al Pd e al M5s nell'ultima settimana di campagna elettorale: l'accordo raggiunto tra Parlamento, Consiglio, e Commissione Ue sulla direttiva per il salario minimo dà fiato al fronte giallorosso. Ma Fi e Lega frenano e intravedono effetti distorsivi sulla contrattazione collettiva tra imprese e lavoratori. Una posizione condivisa da Confindustria che ha espresso forti critiche sul salario minimo.

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ne ha fatto una battaglia vitale, esulta: «L'Italia si è battuta per questo importante risultato che estende tutele e diritti ai lavoratori europei. Un passo importante per concretizzare l'Europa sociale e del lavoro». L'euforia di Orlando viene spenta dal centrodestra di governo che fissa paletti: «A fronte di mistificazioni interessate, occorre chiarire che la direttiva europea non impone ai Paesi, compresa dunque l'Italia, di adottare un salario minimo per legge, ma invita a potenziare la contrattazione collettiva, su cui il nostro Paese è all'avanguardia. Il salario minimo per legge lascerebbe scoperti i più fragili, i lavoratori poveri, perché si applica solo al lavoro dipendente. Precari, stagisti, false partite Iva e falsi autonomi, come rider, camerieri e commessi pagati in parte in nero, resterebbero esclusi», recita una nota di Forza Italia, al termine di un vertice tra Antonio Tajani, il ministro Renato Brunetta, i capigruppo Annamaria Bernini e Paolo Barelli. Tajani avverte: «Respingo l'interferenza del commissario Nicolas Schmit, che dice che bisogna fare per forza in Italia il salario minimo, così come lo vogliono il Pd e il M5S, intromettendosi in una campagna elettorale in corso. Il commissario europeo deve fare un altro mestiere».

La frenata al pressing di Pd e M5s arriva anche dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: «La decisione dell'Unione europea lascia grandi margini ai Paesi membri per declinare questo principio in base alla realtà e alle caratteristiche di ogni Paese. Ad esempio, noi abbiamo una contrattazione molto avanzata anche di secondo livello e quindi questo strumento non deve penalizzare delle forme che abbiamo sperimentato con successo». Dai banchi dell'opposizione Giorgia Meloni teme che sia «solo uno specchietto per le allodole».

Nel governo oltre Orlando, anche i ministri grillini Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli provano a capitalizzare la proposta di direttiva europea sul salario minimo. «Un accordo storico per evitare concorrenza sleale tra Stati e dumping salariale. È una direttiva che stabilisce criteri equi per tutti e che accoglie tutti gli emendamenti proposti dal Movimento in Europa. Adesso il salario minimo deve diventare realtà in Italia dove ancora milioni di italiani percepiscono stipendi sotto i 9 euro l'ora. Serve una legge dignitosa per quei lavoratori che portano avanti il Paese. Il M5S la sostiene da tempo e si sta battendo in Parlamento, cercando la convergenza anche delle altre forze politiche», ha commentato il ministro degli Esteri.

E il collega Stefano Patuanelli gli fa eco: «Il Movimento 5 Stelle lo chiede ormai da 9 anni, un appello rimasto inascoltato da quasi tutte le altre forze politiche, che nel corso di questi anni hanno ostacolato questa fondamentale riforma di civiltà».

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