Pd, il laboratorio Puglia tra veti su Tap, trivelle e alleanze con i grillini

Il "modello" Emiliano conquista il partito nazionale: spazio ai fedelissimi e decrescita

Pd, il laboratorio Puglia tra veti su Tap, trivelle e alleanze con i grillini

C'è un problema sulle liste Pd in Puglia. E non è solo il ricorso presentato da due consiglieri regionali dem, che lamentano l'assenza di parità di genere. Il problema è di linea politica, e riguarda tutto il Paese. Perché parte dalla regione approdo delle più importanti infrastrutture che in questi anni hanno lacerato letteralmente l'Italia.

Fosse stato per il Presidente Emiliano, i suoi consiglieri regionali, i sindaci del Pd, i suoi uomini disseminati in tutte le coalizioni e in tutte le partecipate, la Tap non si sarebbe mai fatta, e oggi avremmo 8 miliardi di metri cubi di gas in meno. È stato lui a boicottare le trivellazioni nel mar Adriatico e Ionio, che sono pieni di idrocarburi. È lui che ha presentato il ricorso contro il piano ambientale Ilva che, se accolto, la farebbe chiudere per sempre. È lui che ha festeggiato come una liberazione lo stop imposto dalla procura di Lecce all'eradicazione degli ulivi infetti da Xylella che ha causato la diffusione dell'epidemia e la distruzione di tutto il paesaggio, l'ambiente, la cultura e l'economia del Salento. Ma soprattutto è lui che prima di tutti ha aperto ai 5 stelle, non solo come alleanza politica ed elettorale, ma tematica, abbracciando, fomentando e cavalcando tutti i loro temi e le loro posizioni che in Puglia erano rappresentati da personaggi come Barbara Lezzi che voleva mettere gli asciugamani sul tap e Ciampolillo che abbracciava gli ulivi. E così quelle posizioni complottiste sono diventate patrimonio comune del Pd. Ma se finora dal governo centrale hanno fatto da argine alla deriva pugliese, da Renzi a Gentiloni a Draghi, impugnando sempre tutti i ricorsi di Emiliano, sbloccando per decreto i pareri negativi regionali persino alle rinnovabili, o decretando Ilva sito di interesse strategico nazionale cosi da togliere tutti i poteri alla regione, oggi invece Letta ha deciso di dare pieni poteri a Michele Emiliano. E infatti qualche giorno prima di chiudere le liste, Letta ha incontrato in una riunione di 4 ore al Nazareno la corrente pugliese del Pd: Emiliano e i suoi delfini Francesco Boccia e Antonio Decaro. In quella riunione Letta ha deciso di appaltare tutte le liste in Puglia al governatore pm, nonostante sia il Csm che la Corte Costituzionale gli abbiano vietato di prendere parte attiva in maniera continuata alla vita di partito (a proposito di chi attacca la Costituzione). E quindi Emiliano ha messo capolista tutti i suoi uomini, compreso il suo capo di gabinetto.

La cosa è ancora più grave considerando che in Puglia per i 5 stelle saranno capolista Giuseppe Conte alla Camera e il suo vice Mario Turco al Senato. Non ci sarà nessuno quindi a fare da contraltare alle politiche populiste e «decresciste».

Del resto lo stesso Emiliano, unico in tutta Italia a ringraziare Letta per le liste, ha subito commentato: «Grazie a Francesco Boccia abbiamo costruito pazientemente l'alleanza con il Movimento 5 stelle e il cambio di rotta del Pd sulle politiche di transizione ecologica, partecipando al referendum contro le trivelle e alla costruzione del progetto di decarbonizzazione dell'Ilva. Spero che il cammino al fianco dei 5 stelle possa ricominciare al più presto, anche grazie all'esperienza che stiamo vivendo insieme nel Governo della Puglia».

A questo punto l'unica speranza è che Emiliano dopo aver fatto le liste del Pd, non faccia anche quelle per il terzo polo.

Proprio Renzi che ha deciso di iniziare la campagna elettorale a Melendugno, come simbolo della campagna anti tap condotta da Emiliano e i 5 stelle, si trova capolista Massimo Cassano, l'uomo messo da Emiliano a guida dei navigator regionali.

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