Più tristi, soli e impreparati: la condanna dei nativi digitali

Si chiamano gli IGen, hanno tutti meno di trent'anni e zero relazioni vere. Perché la tecnologia li annienta

Più tristi, soli e impreparati: la condanna dei nativi digitali

Esiste una generazione che non ha mai visto un mondo senza internet. È quella generazione che Jean M. Twenge, psicologa americana e docente di psicologia all'Università di San Diego, ha chiamato iGen. La iGen è la prima generazione a spendere l'intera adolescenza «nell'era degli smartphone» Ma chi sono gli iGen? Sono bambini, adolescenti e giovani adulti nati a partire dalla metà degli anni '90 al 2012. Nel suo libro, intitolato iGen, la Twenge parla dei problemi dei bambini superconnessi di oggi: secondo lei, le tecnologie hanno reso i nostri figli meno ribelli, più tolleranti, meno felici. Continua indagando sull'impatto che la tecnologia ha avuto nel percorso evolutivo dei giovani di oggi.

In un lungo articolo sul The Atlantic, intitolato «gli smartphone hanno distrutto una generazione», la psicologa analizza la nuova generazione e le criticità che la accompagnano. L'articolo ha suscitato critiche e dibattiti nella società americana. Twenge si concentra sugli adolescenti americani, ma le deduzioni che deriva dai suoi studi possono essere riportate a qualsiasi contesto occidentale. Oltre a illustrare le sue ricerche, Jean Twenge arriva a delle conclusioni allarmanti e c'è chi, come la psicologa Sarah Rose Cavanagh, su Psicology Today, critica apertamente l'operato e il metodo di lavoro di Twenge e chi la reputa esagerata. Secondo la ricerca di Twenge, gli iGen spendono molto meno tempo fisico con i loro coetanei perchè i social media e la messaggistica, spesso, rimpiazzano le altre attività sociali. I cambiamenti descritti da Twenge nella generazione dei Millenials hanno iniziato a verificarsi attorno al 2012: l'anno in cui la percentuale di adolescenti americani che possedeva uno smartphone era arrivata al 50%. I giovani iGen sono diversi dai Millenials, ma non solo per come vedono il mondo, anche per come spendono il tempo. Le esperienze dei ragazzi di oggi sono radicalmente diverse da quelle della generazione che è venuta poco prima della loro. Cos'è cambiato? È subentrato quello che Twenge definisce come «tempo degli schermi». Secondo la Twenge non è un'esagerazione descrivere la iGen come la generazione che ha avuto il peggior declino. Nei giovani sono aumentati i suicidi e i disagi depressivi. Gli adolescenti vedono meno gli amici, ottengono meno licenze di guida, hanno meno appuntamenti con l'altro sesso, fanno meno sesso, si sentono più soli e non dormono abbastanza.

La teoria di Twenge ha avuto seguito in America. Ma il tema è attuale anche in Italia. Nelle scuole medie Mattarella, nel modenese, i libri di testo sono stati sostituiti da tablet. Un cambiamento radicale e una piccola rivoluzione, con il risparmio di circa 150 euro a famiglia. Tuttavia, gli strumenti elettronici non hanno convinto due insegnanti, che hanno espresso il loro disappunto citando gli studi del neuroscienziato Manfred Spitzer, autore di «demenza digitale». In effetti, secondo alcuni (tra cui Abigail Sellen della Microsoft Research di Cambridge, la fisicità dell'apprendimento nello studio su libri di carta, non può essere replicata da strumenti digitali.

Il rapporto tra la tecnologia e l'uomo, però, è ancora giovane. Forse, tra qualche anno, ci sembrerà tutto più chiaro.

Anche noi siamo incollati tutto il giorno ai nostri

piccoli schermi, ci muoviamo sui social, parliamo con gli amici in chat, siamo iperconnessi. Ma i ragazzi, gli adolescenti e i giovani sono cresciuti con il telefono in mano e non conoscono altro mondo all'infuori di questo.

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