Non solo beni di lusso, yacht e ville. Le sanzioni imposte alla Russia colpiscono anche società controllate dai russi in Europa. Quanto è esposta dunque l'economia europea nei confronti di imprese e altri soggetti di nazionalità russa? Quanto insomma le sanzioni potrebbero avere un effetto negativo sulla nostra economia? A tentare di disegnare una mappa, con stime però al ribasso, incrociando una serie di statistiche a livello commerciale e finanziario con investimenti diretti da e verso Mosca è uno studio, di Transcrime-Università Cattolica del Sacro Cuore. E i numeri fanno impressione: sono oltre 42mila i russi che hanno quote di imprese in Ue, Uk e Svizzera. In Italia i soci di nazionalità russa sono 2.150. In Europa 33 oligarchi sono azionisti di 1.402 società. Numeri importanti di un'economia globale che ha messo tra parentesi i confini territoriali che ha funzionato perfettamente fino allo scoppio della guerra. Oggi invece evidentemente mostra i suoi punti deboli. La caccia all'oligarca iniziata in queste settimane arriva dopo anni di convivenza amichevole con titolari effettivi russi, se non addirittura di attrazione.
Transcrime, il centro di ricerca dell'università Cattolica, e il suo spin-off Crime&tech, hanno lanciato da qualche mese un osservatorio sulle strutture societarie (non solo russe). Si chiama Tom The Ownership Monitor, ed è un hub di diversi studi e progetti con i quali vengono analizzati l'opacità delle imprese in Europa e altrove, e i movimenti di soci e titolari effettivi, sia per valutare il rischio che queste anomalie possano nascondere reati finanziari, sia per individuare alcuni importanti trend a livello geo-politico.
È così che è stato possibile stilare una mappa delle imprese europee a maggiore partecipazione russa, e anche una prima mappa delle società controllate dagli oligarchi sanzionati. Il numero più alto di soggetti di nazionalità russa che appaiono in cima alla catena proprietaria di società nell'Unione europea si registra in Repubblica Ceca, seguita da Gran Bretagna, Lettonia, Germania, Bulgaria, Cipro.
E in Italia? Nelle imprese italiane, i soci di nazionalità russa sono quasi 2.150 (almeno quelli identificati). Milano è in testa per numero di titolari effettivi, seguita dalle province di Roma, Brescia, Firenze, Rimini.
Se le prime tre non sorprendono (sono anche le province, insieme a Torino e Napoli, con il maggior numero di imprese registrate), è interessante il ruolo di Rimini, Como, Imperia e di alcune province venete. La Romagna e la riviera ligure, così come il lago di Como, sono da sempre buen retiro di molti imprenditori russi, ma anche area di investimento nel settore turistico, immobiliare e nel settore navale e dei porti.
Più di 1.300 invece le imprese italiane con titolari effettivi russi. Milano, Roma, Firenze e Brescia ancora in testa. Secondo Datacros sono più di 31mila le società in Europa che hanno come titolari effettivi delle persone fisiche con passaporto russo. Oltre 2.000 quelle con imprese russe come socie. La prevalenza geografica è più o meno la stessa: Lettonia, Repubblica Ceca, Cipro, ma anche Lussemburgo e le aree di Londra, Berlino, Milano.
Tra i settori prevalgono di gran lunga le attività immobiliari, che rappresentano quasi il 15% di tutte le imprese a partecipazione russa. Ennesima conferma di quanto il mattone europeo piaccia a Mosca e S. Pietroburgo. Seguono il commercio e le attività di holding finanziarie, spesso legate a società energetiche. Guardando alla lista dei soggetti sanzionati, sono stati individuati 33 oligarchi con partecipazioni dichiarate in società nell'Unione europea, nel Regno Unito e in Svizzera. Si tratta di 1.402 società in cui questi individui controllano almeno il 5% del capitale sociale, per via diretta o intermediata. Il valore complessivo di queste società partecipate tocca quasi i 440 miliardi di dollari.
La maggior parte delle imprese partecipate dagli oligarchi si concentra in Germania, seguita da Austria, Regno Unito, Cipro e Paesi Bassi. In Italia individuate 34 società con partecipazioni detenute da soggetti sotto sanzioni, che rappresentano quasi 2,5 miliardi di dollari. Tra i settori prevalgono il turismo, ristorazioni e hotel, costruzioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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