«È un accordo che tiene insieme tutto. Non solo chiude finalmente il tira e molla di questi mesi con Bruxelles, con terza e quarta rata del Pnrr che arriveranno entro fine anno a saldo invariato, ma smaschera anche la narrazione catastrofica delle opposizioni. Il tutto, peraltro, senza aprire fronti polemici con il governo precedente». Chi ieri ha avuto occasione di sentire Giorgia Meloni l'ha trovata piuttosto di buon umore, soddisfatta per essersi lasciata alle spalle la lunga querelle con l'Ue sui ritardi legati all'erogazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La terza rata arriverà a breve, la quarta entro l'anno. Per un importo totale di 35 miliardi di euro. Con un compromesso: i fondi legati alla creazione di 7.500 posti letto negli studentati universitari non saranno erogati con la terza rata ma dirottati sulla quarta. Si tratta di una quota minima, tra i 300 e i 500 milioni, un dettaglio rispetto alla cifra complessiva che arriverà da Bruxelles entro il 31 dicembre.
Un accordo, dunque, che sblocca una impasse di mesi e sul quale Palazzo Chigi lavora da settimane. Non solo con il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che negli ultimi mesi ha passato a Bruxelles una media di due giorni a settimana. Ma anche con una fitta interlocuzione tra Meloni e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Che hanno affrontato la questione Pnrr non solo quando si sono viste domenica scorsa a Tunisi, ma anche in successivi contatti telefonici. D'altra parte, c'è la tempistica dei comunicati a mettere nero su bianco l'intesa tra Roma e Bruxelles. Alla cabina di regia sul Pnrr convocata da Fitto, infatti, segue una nota di Palazzo Chigi che spiega come sia stata individuata «una soluzione che consentirà di incassare tutti i 35 miliardi di terza e quarta rata per il 2023». Passano pochi minuti e un portavoce della Commissione Ue conferma una «collaborazione molto costruttiva con le autorità italiane» e spiega che «non si prevedono modifiche all'importo complessivo dei pagamenti che l'Italia dovrebbe ricevere nel 2023, tenendo conto della terza e della quarta richiesta di pagamento». Una dichiarazione concordata con Roma tra la tarda serata di mercoledì e la mattina di ieri. Passano altre due ore e Paolo Gentiloni chiude il cerchio. «Per noi - dice il commissario Ue all'Economia - si tratta di una soluzione molto positiva. L'Italia raggiungerà gli obiettivi previsti per la terza e la quarta rata. È una buona notizia per la Commissione europea, così come lo è per l'Italia».
Di qui la soddisfazione di Meloni e Fitto, che potrebbero aver messo sul tavolo della trattativa anche il via libera italiano al Mes di qui a pochi mesi. Una questione su cui a Bruxelles insistono con una certa frenesia ormai da mesi. Resta sullo sfondo, invece, la questione degli studentati universitari. L'opposizione, ancora ieri, continuava ad essere molto critica sul punto, nonostante il compromesso individuato tra Roma e Bruxelles sia a saldi invariati e trasformi l'obiettivo «quantitativo» di creare 7.
500 posti letto entro fine 2022 in un obiettivo «qualitativo» legato all'avvio delle procedure necessarie (gare e autorizzazioni) affinché l'Italia crei 60mila posti letto in più entro il 2026. Non a caso, anche la ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, si dice «soddisfatta» per un accordo che «preserva» sia «gli obiettivi finali al 2026» che «i fondi previsti per il 2023».
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