Pnrr, l'Ue apre sui ritardi. Opere già a rischio taglio

Gentiloni benevolo: "Capisco le difficoltà, tratto". Ma l'inflazione impone il ribasso alle spese

Pnrr, l'Ue apre sui ritardi. Opere già a rischio taglio

C'è l'apertura della commissione Ue a una possibile revisione del Pnrr ormai sul tavolo dell'esecutivo Meloni: «Il governo è impegnato a rispettare gli impegni del Pnrr, ho incontrato la presidente Meloni a Bruxelles, sono in contatto con Giorgetti e Fitto, conosco le difficoltà, se ci sono ritardi vanno affrontati», dice il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni nelle ore in cui una missione di tecnici di Bruxelles sta facendo il punto sull'attuazione del cronoprogramma nei diversi ministeri. Sono diversi i dicasteri che hanno denunciato lentezze, anche a causa del caro-materiali.

«Il principale impegno di qualsiasi Paese Ue è cercare di rispettare scadenze e obiettivi - ha aggiunto Gentloni - i ritocchi si possono fare, ma a condizione che si rispettino gli impegni». Del resto il governo ha dichiarato che il rischio di non riuscire a rispettare i tempi di realizzazione delle opere finanziate dal Pnrr è più che concreto. La fase in cui si trova Palazzo Chigi è quella più delicata perché concretamente va dato l'avvio ai cantieri, con l'approvazione dei progetti e rilascio dei pareri. Non sono solo i costi lievitati a causa della pericolosa congiuntura economica, tra inflazione e materie prime alle stelle. C'è un problema di sistema, che si innesta su una road map diventata ormai proibitiva. Perché è nel passaggio tra assegnazione e utilizzazione delle risorse che si annidano i ritardi, ed è quello che preoccupa maggiormente il governo. Il Pnrr «continua a essere un qualcosa che va non cambiato, ma ritoccato, rivisto» alla luce di tutto ciò che sta succedendo, secondo Salvini. In particolare vanno rivisti i tempi, perché considerato che siamo oramai a fine 2022, «chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso».

«Dovremo rivedere il Pnrr con l'Europa», perché «a causa dell'inflazione, solo il mio ministero dell'Ambiente per gli interventi ha un onere maggiore di 5 miliardi», sui 35 previsti rincara il ministro dell'ambiente Pichetto: «o si taglia sulle opere, o non ci stiamo dentro». Aumento dei costi che preoccupa anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, convinto che serva una verifica su «cosa si possa stralciare o ridimensionare prima dell'avvio».

Il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto intanto fa sapere che nei prossimi giorni verrà comunicata la reale situazione di spesa del Pnrr: «temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro. L'indicatore della spesa è molto preoccupante, perché se mettiamo insieme tutte le risorse disponibili e le proiettiamo al 2026 è chiaro che c'è bisogno di un confronto a livello europeo e nazionale». Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione e Salute. Sono questi i capitoli da limare sul tavolo del governo. E per garantire le opere pubbliche ci sono altri fondi ottenuti Salvini in Manovra. Si tratta di nuove risorse per 1,6 miliardi per fronteggiare gli aumenti dei costi del materiale per le opere pubbliche, cui si aggiungono 1,6 miliardi di residui, 400 milioni per le opere delle Olimpiadi Milano-Cortina, fondi specifici sono dedicati a opere rilevanti come la Torino-Lione (circa 2 miliardi).

Intanto dal Molise un allarme su quello che sta accadendo sul territorio: Acem-Ance denuncia i ritardi nei pagamenti alle imprese dei lavori di messa in sicurezza di edifici e territori appaltati dai Comuni e finanziati dal Pnrr a causa di un intasamento delle istruttorie presso il Ministero dell'Interno. Il vice presidente dell'associazione che riunisce gli edili: «L'intensa attività di monitoraggio e la numerosità delle pratiche da istruire in arrivo dai tanti Comuni stanno aggravando le procedure di liquidazione».

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