Lo Stato sanziona la tv di Stato. Un milione e mezzo di euro per violazione del pluralismo. A pagarla? In pratica gli italiani. È quanto ha stabilito l'Agcom, l'autorità garante delle comunicazioni, che ha inflitto l'inaudito. «Non c'è un precedente» dichiara Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza, deputato di Italia Viva, che da mesi, inascoltato, segnalava le numerose infrazioni. A essere lesi sono stati i principi di indipendenza, imparzialità, pluralismo, insomma l'indispensabile tanto più per una televisione che rimane pubblica. Ma a far discutere è l'entità. Esorbitante. Sarebbe dovuta ai troppi, tanti, e prolungati, episodi. E non è tutto. L'Autorità ha inoltre accertato il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al prezzo praticato, dalla concessionaria, nella vendita degli spazi pubblicitari. Ma quali sarebbero gli episodi indiziati? Le contestazioni riguardano frasi con connotazioni razziste e episodi in cui sono state trasgrediti i principi di imparzialità e pluralismo. Si sarebbero verificati nella trasmissione Uno Mattina In Famiglia. La frase inappropriata sarebbe quella di Tiberio Timperi («Se non ti aiutiamo andremo a fare i piloni della Salerno-Reggio Calabria») e un servizio del Tg2 sull'immigrazione fuori controllo della Svezia, già contestato dall'ambasciata svedese.
La contesa è però tutta sui vertici della Rai ritenuti inadeguati. Il bersaglio è l'ad Fabrizio Salini, da mesi sgradito al Pd anche perché nominato dal precedente governo e sopportato da quello nuovo. Si chiede la sua testa. La pretende il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando: «La pronuncia (e multa) di Agcom sulla Rai dice cose chiare e gravi. Se si aggiunge la trasferta sanremese il quadro è completo. Cambiare e cambiare velocemente è l'unica via». Si fa riferimento alla carovana di dirigenti Rai, spostatasi in massa a seguire il Festival. A chiedere le dimissioni di Salini è Michele Bordo sempre del Pd: «A Salini non resta che valutare la propria permanenza al vertice dell'azienda così come la permanenza degli attuali vertici dell'informazione». La multa sarebbe dunque il pretesto anche per nuove nomine. Giorgio Mulè, capogruppo di Forza Italia in Vigilanza, ricorda solo uno dei tanti slogan: «Com'era la storia del fuori la politica e le lobby dalla Rai? Un'altra, enorme falsità: adesso è l'Agcom a sanzionare la Rai del governo 5stelle-Pd per mancato rispetto dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo, decisione pesante». «Sì al taglio degli sprechi, no al killeraggio», avverte il grillino Buffagni.
E la Rai? «Prende atto con grande stupore, noi corretti» afferma in una nota. A fare sentire la loro sono anche i dipendenti attraverso il sindacato Usigrai: «Paghi chi ha sbagliato.
Gli errori che hanno portato l'Agcom a sanzionare la Rai non possono ricadere su tutti i dipendenti e sui cittadini. Il provvedimento dimostra che le nostre denunce su violazioni erano fondate». Come fondato il fastidio di chi paga il canone.
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