La paura entra nel "palazzo": chat di fuoco in Parlamento

Il nuovo caso di positività da coronavirus alla Camera scuote i parlamentari. "Servono nuove regole. Abbiamo bisogno di maggiore sicurezza in Aula"

La paura entra nel "palazzo": chat di fuoco in Parlamento

I palazzi della politica non sono immuni dal coronavirus. C’è preoccupazione. A tratti paura. I parlamentari protestano alla Camera. Questa mattina, in Aula, i deputati Alessandro Fusacchia (Misto) ed Emanuele Fiano (Pd) sono intervenuti per esprimere le loro perplessità sui protocolli sin qui adottati per proteggersi dall'infezione. "Le misure prese fino ad oggi - dichiara Fusacchia - sono inadeguate. Il governo avvia la fase 2, noi stiamo alla fase meno uno. Questo Parlamento ha bisogno di dirci come lavorare in sicurezza e di accettare, una volta per tutte, che siamo nel 2020". Fusacchia chiede di ridurre al minimo la presenza fisica degli onorevoli in Aula. Per Fiano, invece, è improrogabile l’esercizio del voto anche in un’altra area del palazzo al fine di garantire il distanziamento necessario.

Ma è soprattutto nelle chat che serpeggia il malcontento e la preoccupazione dei parlamentari. In casa 5 stelle si registra lo sfogo contro i vertici di Montecitorio di Paolo Lattanzio, uno dei 67 firmatari della lettera indirizzata al presidente Roberto Fico: un duro j’accuse contro la gestione del Parlamento nel corso delle ultime settimane. Su Facebook il deputato non nasconde la sua irritazione: "Ennesima emergenza contagio alla Camera dei deputati. Chiedo da 2 mesi di avere coraggio e di ammettere il voto digitale a distanza. La Camera continua a lavorare a ritmi blandi e in condizioni di grave rischio, non solo per i parlamentari, ma anche per le dipendenti e i dipendenti. Nonché per le rispettive famiglie".

In due mesi di emergenza sanitaria globale da coronavirus non sono state immaginate soluzioni nuove, agili, moderne, emergenziali, efficaci, rigorose che permettano al Parlamento di lavorare nella pienezza delle proprie funzioni e in sicurezza. I firmatari della missiva chiedono a Fico di adottare immediati interventi che, prosegue Lattanzio, permettano di lavorare a pieno regime e in sicurezza. "In una fase in cui chiediamo al Paese distanziamento sociale dobbiamo avere la capacità di formulare noi per primi protocolli di sicurezza che non facciano del Parlamento il nuovo focolaio Covid".

"Quanto ancora si vuole aspettare prima di intervenire e di capire che siamo nel 2020 e la tecnologia può entrare anche nel rigoroso protocollo della Camera dei deputati? Ma soprattutto non capisco perché il Movimento 5 Stelle che da sempre è un sostenitore della democrazia digitale non si schieri fortemente e in maniera compatta in questa direzione, in conferenza dei capigruppo e pubblicamente, lasciando a pochi deputati come il sottoscritto e il presidente Brescia la battaglia per un Parlamento agile che utilizzi anche il voto online", conclude il pentastellato.

Fico ha replicato alla lettera dei 67 onorevoli spiegando che la piena funzionalità della Camera è già garantita, grazie all’adozione di diverse misure nelle scorse settimane. Ma ha aggiunto che c’è la piena disponibilità a un confronto su ulteriori innovazioni da approntare. Ieri il questore di Montecitorio, Francesco D’Uva, ha annunciato che presto saranno ufficializzate altre misure. Una di queste è l’utilizzo delle tribune per allargare lo spazio dell'Aula a disposizione di deputate e deputati, specialmente al momento del voto.

Allo stesso tempo, però, D’Uva ha evidenziato l’urgenza di stabilire sanzioni efficaci in caso di mancato rispetto delle misure anti

coronavirus. Insomma, anche il mondo della politica serra i ranchi. L'istinto di sopravvivenza supera l'aplomb istituzionale. Il diritto alla salute, d’altra parte, dovrebbe essere garantito anche a loro.

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