Berlino - É stata una giornata frenetica per le forze dell'ordine tedesche. Trentasei ore dopo la strage di lunedì sera al mercatino di Natale più famoso e frequentato di Berlino ovest, i poliziotti si sono ritrovati al punto di partenza. Il 23enne pachistano fermato subito dopo l'attentato ha continuato a dichiararsi estraneo ai fatti e l'analisi del Dna ritrovato sul camion gli ha dato ragione. In mancanza di indizi sufficienti, il giudice non ha convalidato il fermo e il giovane richiedente-asilo è stato rimesso in libertà.
Eppure martedì sera il capo degli investigatori federali, André Schulz, in televisione si era detto «piuttosto fiducioso» di poter catturare il sospetto «nelle prossime ore». Un ottimismo dettato dal bisogno di rassicurare i berlinesi (e i tedeschi) terrorizzati all'idea di un folle jihadista a piede libero. Allo stesso tempo Schulz può contare sul sostegno dei suoi connazionali: in un paese dove il controllo sociale è tradizionalmente molto forte, lo scambio di informazioni fra cittadini e autorità è la norma anche in caso di reati di piccola entità.
Martedì sera la polizia poteva già contare su 500 indicazioni (ritenute utili alla ricerche) ricevute da privati cittadini. La sorpresa giunge mercoledì pomeriggio: la polizia rende noto di aver rinvenuto la carta di identità di un cittadino tunisino, tale Anis Amri, sotto al sedile del conducente del tir. Il nome fa concentrare l'attenzione degli investigatori sul Nord Reno-Westfalia (NRW), il Land più grande della Germania e quello con la più alta concentrazione di stranieri. Il tunisino risulta essere una persona nota alle autorità per essere entrato in contatto con i circoli jihadisti renani. «Le agenzie di sicurezza - ha spiegato il ministro degli Interni del Land, Ralf Jäger - avevano già scambiato informazioni su questa persona con il centro antiterrorismo a novembre 2016». A inserire Amri in una lista di osservati speciali, altre due circostanze: l'ingresso nel paese attraverso il NRW, laddove la gran parte dei profughi arriva da sud e ciò dalla la Baviera; e la sua permanenza a Berlino. Il soggetto aveva dimostrato «alta mobilità». Anche il tunisino aveva presentato domanda di asilo alla Germania ma la sua domanda era stata respinta. Allo stesso tempo il suo rimpatrio in Tunisia era fallito per l'impossibilità di stabilire in modo univoco l'identità del giovane, registratosi con quattro nomi diversi, e per la mancanza di un documento di riconoscimento. Poi l'annuncio del ritrovamento dello stesso sotto al sedile del tir inzuppato del sangue dell'autista polacco.
Gli investigatori presumono che il terrorista non sapesse guidare il camion e che abbia lasciato in vita l'autista fino all'ultimo per farsi aiutare. Quando il polacco ha accennato a resistere, il suo sequestratore lo ha finito a coltellate. L'esecuzione all'arma bianca non farebbe che confermare la pista della jihad.
E mentre il britannico Mirror scrive che Amri sarebbe legato ai circoli dell'estremismo islamico tunisino responsabile della strage dei turisti sulla spiaggia di Sousse, la polizia tedesca ha offerto una taglia da 100 mila euro a chi fornirà informazioni utili all'arresto del ricercato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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