Ponomarev, il leader che sogna una Russia libera

Ex deputato fuggito in Ucraina, guida quattro battaglioni e vuole ribaltare il regime

Ponomarev, il leader che sogna una Russia libera
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Ormai lo chiamano il De Gaulle russo, come lui stesso si era pomposamente definito nei primi giorni dell'invasione dell'Ucraina. L'uomo che, partendo da una base all'estero come il generale francese nella Seconda guerra mondiale, ha come obiettivo dichiarato l'abbattimento con la forza dell'attuale regime di Mosca. È il nuovo incubo di Vladimir Putin, al momento certamente più di Aleksei Navalny rinchiuso in carcere per aver cercato di arrivare al potere per vie democratiche, e forse anche dell'ambizioso capo dei mercenari wagneriti Evgenij Prigozhin. Ilya Ponomarev, 47 anni, è stato un deputato dell'opposizione russa finché Putin ha consentito che ne esistesse una quasi vera e l'unico a votare in Parlamento contro l'annessione della Crimea, strappata all'Ucraina nel 2014. Bollato come traditore, è fuggito all'estero: dal 2016 vive a Kiev, che tre anni dopo gli ha concesso la cittadinanza. Nel '22 ha messo a disposizione dell'Ucraina aggredita la sua Legione Russia Libera, dapprincipio un centinaio di ex militari russi che hanno combattuto nel Donbass guadagnandosi la stima degli ucraini, che li hanno poi inseriti nella loro Legione straniera.

Oggi, forte di almeno quattro agguerriti battaglioni, è lui il punto di riferimento della complicata galassia di gruppi armati russi che ambiscono ad abbattere Putin. Galassia complessa, che gode del sostegno concreto di Kiev pur affermando di agire autonomamente quando colpisce oltre confine. E che comprende estremisti di destra e di sinistra, oltre a un numero crescente di volontari meno caratterizzati politicamente, ma decisi a combattere per costruire una Russia ben diversa da quella putiniana. Una Russia, ha chiarito Ponomarev in una delle molte recenti interviste, che smetterà di considerare l'Occidente un nemico: «Non saremo più imperialisti. Vogliamo entrare nel novero delle nazioni civili, nell'Unione Europea e nella Nato». Non mancano appuntamenti politici ambiziosi, molto prossimi perché Ponomarev è convinto che il regime di Putin sia vicino a sfaldarsi: già per l'8 giugno, a Varsavia, è annunciato un congresso dei deputati del popolo russo. «Saremo 93, eletti in passate elezioni dai nostri cittadini, e lavoreremo alla Costituzione del dopo Putin dice il leader dei partigiani russi -. Discuteremo la condanna dell'Holodomor, la strage per fame di milioni di ucraini imposta da Stalin nel 1933-34, e del Patto Molotov-Ribbentrop», che nel 1939 vide Stalin allearsi con Hitler per poi aggredire insieme la Polonia e spartirsene il territorio.

Nodi storici cruciali, con cui a Mosca non si è mai voluto fare davvero i conti. A parole Ponomarev vola alto, forse troppo. Dice di voler «decentralizzare la Russia», per renderla diversa dall'attuale Moloch abituato a minacciare i suoi vicini. Siamo però ancora in una fase molto iniziale del progetto. Una fase militare, che ha preso il via a metà maggio, quando i commandos di Ponomarev insieme con i Corpi volontari russi di Denis Kapustin e altri gruppi minori hanno preso l'iniziativa dimostrando insospettata facilità a penetrare in territorio russo e colpendo duro nella provincia di Belgorod. Sono seguiti attacchi in profondità con droni in molte altre regioni. Gli obiettivi di queste azioni clamorose (era dal 1969, quando soldati cinesi entrarono in territorio sovietico durante gli scontri lungo il fiume Amur, che la Russia non veniva violata) sono molteplici: smentire il mito dell'impermeabilità dei confini, spargere il panico nella popolazione costringendo Putin a distogliere forze dal fronte ucraino per proteggerla, intimidire le élite fedeli al regime, attirare volontari e in prospettiva occupare un territorio da cui far partire la liberazione dell'intero Paese.

Obiettivi non così irrealistici: un preoccupato Putin ha dovuto raccomandare al Consiglio di sicurezza

nazionale di «impedire la destabilizzazione della Russia». Lontani i giorni in cui contava di «denazificare l'Ucraina», ora deve badare a salvare se stesso dalla sua creativa controffensiva che gli porta la guerra in casa.

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