Riforma Giustizia, ok all'unanimità: cosa cambia

Stop alle "porte girevoli" per le toghe in politica, nuovi paletti sulla eleggibilità e fine ai doppi incarichi. Ecco cosa cambia per i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive o incarichi di governo

Riforma Giustizia, ok all'unanimità: cosa cambia

I magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. È questo uno dei pilastri principali della nuova riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell'ordinamento giudiziario, approvata all'unanimità dal Consiglio dei ministri nonostante i dubbi e le perplessità iniziali dei partiti. Previsto inoltre il divieto di svolgere funzioni giurisdizionali per tre anni anche per chi ha rivestito incarichi di capo di gabinetto, segretario generale presso i ministeri o capo dipartimento. Nel caso di incarichi tecnici, il divieto vale se l'incarico dura almeno un anno.

La linea del governo

Il premier Mario Draghi, intervenuto in conferenza stampa, ha assicurato che "si darà priorità assoluta in Parlamento, con la consapevolezza di un pieno coinvolgimento delle forze politiche". Non ci sarà la fiducia "e i partiti hanno assicurato l'impegno a sostenere la riforma". Draghi inoltre ha escluso l'ipotesi del rimpasto di governo: "La squadra è efficiente e va avanti". E ha chiuso la strada a un suo nuovo impegno politico anche dopo il 2023: "Lo escludo. Va bene? È chiaro? Chiuso".

Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha sottolineato che la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm "era ineludibile" non solo per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica, ma anche "per accompagnare la magistratura in un percorso di recupero della piena fiducia e credibilità". La Guardasigilli auspica che sulle riforme del sistema penale e civile si possano anticipare i tempi: "Stiamo già lavorando ai decreti legislativi di attuazione. Abbiamo un impegno con l'Europa per portarli a termine entrambi entro la fine dell'anno".

Stop ai doppi incarichi

Uno dei punti della bozza della riforma riguarda anche il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi. Tale divieto riguarderebbe sia le cariche elettive nazionali e locali sia gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali. In sostanza si dovrebbero introdurre divieti che impediscano il ripetersi di casi di magistrati che svolgono in contemporanea funzioni giurisdizionali e incarichi politici, anche se in altro territorio. Dovrebbe essere previsto l'obbligo di collocarsi in aspettativa senza assegni per l'assunzione dell'incarico.

Paletti sulla eleggibilità

Per cariche elettive nazionali, regionali, province autonome di Trento e Bolzano, Parlamento europeo, e per gli incarichi di assessore e sottosegretario regionale, i magistrati potrebbero non essere eleggibili nella Regione "in cui è compreso in tutto o in parte l'ufficio giudiziario in cui hanno prestato servizio negli ultimi tre anni".

Quanto alle cariche di sindaco/consigliere/assessore comunale, non ci si potrebbe candidare se si presta servizio o se si è prestato servizio nei tre anni precedenti la data di accettazione della candidatura "presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente in tutto o in parte nel territorio della provincia in cui è compreso il comune o nelle province limitrofe".

Stretta sui magistrati fuori ruolo

Un principio di delega contenuto nella bozza è relativo alla riduzione del numero massimo dei magistrati fuori ruolo. Il nuovo numero ridotto dovrebbe essere stabilito poi con i decreti attuativi e bisognerà determinare con chiarezza quali sono gli incarichi per cui è previsto il fuori ruolo e quali quelli per cui è prevista l'aspettativa.

Non si potrebbe andare fuori ruolo non prima di 10 anni di effettivo esercizio delle funzioni giurisdizionali o se c'è scopertura nell'ufficio di appartenenza. Dovrebbe comunque intercorrere un periodo di tempo tra un incarico di fuori ruolo e l'altro. Il tempo passato fuori ruolo avrebbe come limite massimo 10 anni.

Cambia il sistema elettorale

Il Consiglio superiore della magistratura torna a essere composto da 30 membri. Il sistema elettorale proposto è misto: si basa su collegi binominali, che eleggono due componenti del Csm l'uno, ma prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Per le candidature non sono previste le liste: il sistema si basa su candidature individuali. Ciascun candidato presenta liberamente la sua candidatura individuale (senza necessità di presentatori) a livello di collegio binominale.

Forza Italia esulta

Fonti di Forza Italia fanno sapere che il partito azzurro ha "chiesto e ottenuto rassicurazioni": nello specifico il governo "non chiederà un voto di fiducia e il Parlamento sarà sovrano" sulla riforma della giustizia. Ottenuto il no alle "porte girevoli" anche per ministri, sottosegretari e assessori, una stretta sui fuori ruolo e il voto degli avvocati sugli avanzamenti di carriera dei magistrati. A ciò si aggiunge anche la separazione delle funzioni, "battaglia storica di Forza Italia, che andrà ulteriormente migliorata, senza opposizione del governo".

Era presente anche Antonio Tajani alla riunione dei ministri di Forza Italia, che si è svolta nella sede del partito per

approfondire le modifiche alla riforma del Csm da discutere nel Consiglio dei ministri: il coordinatore nazionale dei forzisti ha sentito al telefono Silvio Berlusconi per discutere con lui delle richieste di modifica.

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