Premiati i partiti filo Nato. E Letta frena i dem incerti

Le riserve sulle armi penalizzano Lega e 5s nei sondaggi. Il segretario alle prese con l'ala pacifista

Premiati i partiti filo Nato. E Letta frena i dem incerti

Nessuna «correzione di rotta» da parte di Enrico Letta, come qualcuno - ansioso di indebolire la fermezza pro-Ucraina e il sostegno pieno del Nazareno a Mario Draghi - aveva provato a far trapelare.

Così, con l'intervista pubblicata ieri dal Corriere della sera, il leader dem non solo liquida bruscamente le elucubrazioni anti-Usa e anti-Ucraina di Carlo De Benedetti (un tempo nume tutelare del centrosinistra italico) e dei «pacifisti» nostalgici dell'Urss che abbondano alla sua sinistra, ma avverte anche il confuso alleato Giuseppe Conte: «Bisogna andare avanti con un convinto sostegno a Draghi», e «confido fermamente che Conte non persegua» un riavvicinamento con Matteo Salvini. Nel Pd spiegano che Letta è confortato dai sondaggi: sia quelli pubblici che quelli riservati in mano ai dirigenti dem dicono la stessa cosa. La linea filo-occidentale sulla guerra di Putin non ha fatto perdere consensi, anzi: il Pd si conferma in testa alla classifica, sopra al 20%, «a dispetto dello spin forsennato di Rocco Casalino e compagni - spiega un dirigente - che da giorni fa filtrare che i nostri sondaggi sarebbero terrificanti e quelli del M5s in crescita». Invece, il forsennato presenzialismo di Conte e la sua fronda al governo, con la tonitruante opposizione all'invio di armi alla resistenza ucraina (peraltro votato in Parlamento dai grillini) non hanno smosso una paglia: M5s continua a calare: un altro mezzo punto in meno, sotto alla soglia psicologica del 15% a leggere gli ultimi dati. Così come, specularmente, continua a calare nelle rilevazioni anche l'altra punta di lancia del «pacifismo» che strizza l'occhio a Mosca, ossia Matteo Salvini, che perde più di un punto, mentre vengono premiate le posizioni occidentaliste di Fdi e Fi che crescono rispettivamente di mezzo punto. Insomma, la linea neutralista non paga.

Però, alla vigilia dell'incontro di Washington tra il presidente Biden e il premier italiano, il Pd deve anche tenere a bada al proprio interno le coliche dell'ala sinistra e del pacifismo cattolico, ideologicamente allergici a Nato e Usa. Le avvisaglie dei malesseri si sono moltiplicate in questi giorni: da Laura Boldrini che si scaglia contro il segretario generale della Nato accusandolo di «ingerenze» sull'Ucraina al dolente Graziano Delrio che, applaudito da Salvini, intima a Biden di «abbassare i toni», quasi fosse il presidente Usa e non Putin a volere la guerra. Fino ai proclami anti-Nato da nostalgico del Patto di Varsavia del governatore campano Vincenzo De Luca, che accusa gli Usa di voler «eliminare Putin». Per non parlare delle convulsioni della galassia che va da Leu (sempre più agli ordini di M5s) a Sinistra italiana, Verdi e ammennicoli vari.

Così Letta, in sinergia con il presidente francese Emmanuel Macron, punta sul protagonismo anche politico dell'Unione europea nelle trattative diplomatiche. E non è per nulla casuale, spiegano al Nazareno, che l'intervista del segretario dem sia uscita in concomitanza con l'intervento del presidente di turno della Ue. «È l'ora del cessate il fuoco, della tregua, della pace. Sapendo che l'aggressore è uno e uno solo: Putin», dice Letta. Per «fiaccare» il presidente russo, Letta propone che «cinque grandi Paesi, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia si muovano ora, uniti per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin. Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l'Europa è adulta. Questa guerra è in Europa e l'Europa deve fermarla». E il leader dem rilancia l'idea di superare «il diritto di veto» che ora blocca la Ue, e di una «confederazione europea» che accolga subito al suo interno l'Ucraina e gli altri paesi che vogliono «una casa comune europea: due passi coraggiosi e cruciali perché l'Unione sia influente nel mondo».

Concetti totalmente sovrapponibili a quelli espressi proprio ieri dal presidente di turno della Ue Macron, fanno notare in coro dal Pd: «Serve una riforma

dei trattati per abolire il diritto di veto, e una confederazione politica europea», sottolinea la responsabile Esteri Lia Quartapelle. «È significativo ritrovare le proposte di Letta nelle parole di Macron a Strasburgo».

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