Il premier uscente Passos Coelho vince la sfida dopo aver gestito l'uscita dal tunnel della crisi

“Vittoria, vittoria”. Dopo lo spoglio del 90% delle schede in Portogallo, il centrodestra del premier Pedro Passos Coelho è al 40,1% davanti al Ps di Antonio Costa al 32,1%, al Bloco de Esquerda al 9,7% e alla coalizione comunisti-verdi Cdu al 7,6%. Finora sono stati attribuiti 113 seggi su 230, e la maggioranza assoluta per il premier uscente rimane in bilico. La sua coalizione Portugal a Frente per ora ha 59 deputati, il Ps 42, Be 6 e la Cdu 6. La maggioranza assoluta è di 116 seggi. Nel quartier generale della coalizione di centrodestra Portugal a Frente i sostenitori del premier uscente Pedro Passos Coelho non trattengono la gioia. Un trionfo inaspettato fino a qualche mese fa, quando i sondaggi davano i socialisti nettamente in vantaggio. E invece il centrodestra, passo dopo passo, è riuscito a riconquistare il favore dei portoghesi, tanto che negli ultimi rilevamenti prima del voto davano per scontata la riconferma al governo. Ma forse il successo della coalizione dei partiti Socialdemocratico e Popolare potrebbe superare addirittura le aspettative.

A confortare maggiormente il premier Passos Coelho sarebbe anche il dato di affluenza alle urne, passato dal 41,9% del 2011 al 44,3 di ieri, che significa un mandato più ampio di fiducia al governo uscente. Certo, quattro anni fa il centrodestra aveva ottenuto la maggioranza assoluta, ma la politica del rigore imposta anche al Portogallo dall'Ue non aveva reso popolare il governo. D'altronde, l'austerità era un cammino imposto dal piano di aiuti internazionali avviato nel 2011 dal socialista Josè Socrates e Passos Coelho non ha potuto fare altro che adottare il piano di salvataggio di Bruxelles che ha portato nelle casse portoghesi 78 milioni di euro. «L'austerità funziona», è stato il motto del leader del centrodestra. Il Paese ha affrontato numerosi sacrifici e il premier per ridurre il debito ha puntato sul dimagrimento dei salari pubblici (quelli portoghesi oggi sono tra i più bassi d'Europa), ma la sua politica neoliberista non ha trovato un'opposizione all'altezza della sfida economica. Per questo motivo oggi si ritrova nuovamente alla guida del Paese, aiutato anche dal fatto che la lenta ripresa economica sta premiando i suoi sforzi, tanto che il tasso di disoccupazione è calato dal 17,5% del 2013 al 12 per cento. A differenza di altri paesi europei colpiti dalla crisi, come la Spagna e la Grecia, qui non sono nati movimenti di protesta tipo Podemos o Syriza. Anzi, si potrebbe addirittura affermare oggi che il fallimento della sinistra anti rigore in Grecia abbia spinto la maggioranza degli elettori portoghesi a considerare che non vi siano alternative se non quella di proseguire sulla strada segnata da Passos Coelho.

A tutto ciò va aggiunto il caos in cui è precipitata l'opposizione socialista quando l'ex premier Socrates è stato arrestato lo scorso anno con l'accusa di corruzione e riciclaggio. Sono state perciò inutili le promesse del candidato socialista Antonio Costa di ridurre le tasse e abolire i tagli ai salari pubblici, anche perché lo stesso Ps si è formalmente impegnato a rispettare i limiti imposti dalla normativa europea.

Il Portogallo è considerato da molti come un esempio positivo del funzionamento delle misure di rigore imposte dall'Europa ai

paesi che hanno goduto del salvataggio internazionale. Passos Coelho potrebbe essere il primo leader dell'eurozona ad avere adottato tutte le misure di austerità richieste e avere poi ottenuto un nuovo mandato per governare.

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