Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli non ha smesso di sperare nella vittoria dei Sì al referendum sulla Giustizia.
Lo sciopero della fame continua.
«Il digiuno è una reazione al silenzio calato sul referendum ed alle fake news che circolano rispetto agli argomenti referendari. Ascoltiamo magistrati ed esperti di diritto che dicono falsità su cosa si determinerebbe votando Sì. Non lo accetto più».
Ha presentato un esposto.
«Sì, ho scritto un esposto al procuratore della Cassazione Salvi per il procuratore capo di Trieste che ha compiuto un'ottima operazione di sequestro di quattro tonnellate e mezzo di cocaina, arrestando peraltro trentotto persone, ma che ha dichiarato che, se fosse stato approvato il quesito sulla limitazione della custodia cautelare, quelle persone non sarebbero potute essere arrestate e, se in carcere, sarebbero state scarcerate con tante scuse da parte dello Stato. È assolutamente falso. Puoi arrestarli per pericolo di fuga e perché, se sono in trentotto, è un'associazione criminale».
Come sta?
«Sono al... non mi ricordo più se ottavo o nono giorno. Ho perso cinque chilogrammi. Bevo due caffè con due bustine di zucchero al giorno, una e una, e tanta acqua. Sono stanco perché, solo egli ultimi giorni, sono stato nel Lazio, in Liguria, in Lombardia, in Campania, in Sardegna ed in Calabria. Oggi sarò in Basilicata. Con questo caldo e con lo sciopero è pesante. Però non ho mai avuto fame».
Un succo di frutta?
«Niente. Non posso bere il capuccino alla Pannella perché sono intollerante al lattosio».
È svenuto?
«Per ora no. Ho una bustina di zucchero nella tasca nel caso in cui avessi episodi d'ipoglicemia. Devo dire che la pressione è scesa un po'. Di solito ho 120-70, ora ho 110-60. Ma mi sento bene».
Nessuna risposta dalle istituzioni.
«Mi sconcerta. L'unica istituzione che si è fatta viva è stata la presidente del Senato. A differenza del presidente della Repubblica, del presidente della Camera e del presidente del Consiglio a cui abbiamo anche inviato una lettera affinché facesse un appello per le urne. Che si voti Sì o No per me è indifferente: basta che le persone possano esercitare il loro diritto-dovere. Il silenzio dà l'idea della potenza di una casta che controlla il Parlamento, il governo ed il mondo dell'informazione. I partiti politici che sono espressione di quella casta o che dicono di votare No lasciano intendere che è meglio non andare a votare. È vergognoso, soprattutto per quei partiti che si collocano nell'area di sinistra: durante la Resistenza si dava la vita per il diritto al voto. Invitare a non andare a votare è una bestemmia».
Come finirà?
«Il fatto che si voti in un giorno solo, nel primo fine settimana di chiusura delle scuole e con il venir meno delle restrizioni Covid, quindi con la voglia di andare in vacanza, rende l'impresa molto difficile. Avevamo domandato di votare lunedì mattina ma non è accaduto. La strada è in salita ma, dovendo verificare il sentimento delle piazze d'Italia, affermo che più vado avanti e più trovo tanta gente con una sensibilità che non c'è nel mondo dell'informazione. Quello che, con tutta evidenza, subisce pressioni in senso opposto. C'è la percezione che il problema Giustizia può riguardare tutti. Il 10% della popolazione italiana è coinvolta in un procedimento. Se lei considera la parte lesa, arriviamo a poter citare il 15-20%. Se fallisce questo referendum, non vedo possibilità in futuro per cambiare il sistema: né in Parlamento né in campo referendario».
Il digiuno è servito?
«Non ha abbattuto il muro ma ha creato delle crepe. Siamo arrivati intorno alle duecento persone tra eletti e semplici cittadini che stanno scioperando con me. Per me è motivo d'orgoglio».
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