La prevenzione grillina: nei vasconi antincendio ora l'Ama getta i rifiuti

Castel Fusano, polemiche dopo il rogo. C'era l'elicottero poi è stato spostato all'Urbe

La prevenzione grillina: nei vasconi antincendio ora l'Ama getta i rifiuti

Rogo a Bel Poggio, a Settebagni, a Castel Fusano. Roma brucia e l'amministrazione fa acqua da tutte le parti. La pineta a ridosso di Ostia lunedì è stata devastata dalle fiamme, che hanno mandato in fumo 45 ettari di verde e ieri è tornata ad ardere, per colpa di un piromane, arrestato poco dopo dai carabinieri.

Nulla, rispetto all'immenso rogo, che a luglio del Duemila cancellò trecento ettari dell'area. E sempre nulla o poco è stato fatto fino ad oggi per cercare di risolvere la situazione.

La buona amministrazione, due parole con le quali il sindaco Virginia Raggi e i suoi fedelissimi si sono riempiti la bocca dal giorno della scalata in Campidoglio, resta di fatto un miraggio. Davanti agli incendi, dolosi e non, Roma e provincia sono impotenti. Dopo l'Inferno del Duemila, infatti, un elicottero della Protezione civile venne portato proprio a Castel Fusano, per permettere ai soccorritori di ridurre i tempi in caso di intervento.

Ma otto anni più tardi, è stato spostato all'aeroporto dell'Urbe, lasciando di fatto scoperta questa area protetta di 916 ettari, istituita nel 1980 dalla Regione Lazio. Ad aggravare la situazione, poi, ci sono le maglie troppo larghe del sistema che dovrebbe occuparsi di controlli e prevenzione. Subito dopo l'incendio del 2008 venne moltiplicato il numero delle forze in campo e ogni angolo della pineta venne passato al setaccio per mesi dagli uomini della Forestale. Ma con la soppressione del Corpo, di fatto, personale e mezzi sono stati assorbiti dai Carabinieri e dai Vigili del Fuoco e il controllo della pineta si è ridotto. «Quando sono in corso le operazioni di spegnimento - racconta Marco, che abita nelle vicinanze di Castel Fusano - le forze impegnate sono tantissime, i controlli si raddoppiano e ci si sente protetti. Chiunque si avvicina viene fermato, identificato. Ma quando i riflettori si abbassano, la zona resta nuovamente deserta».

Sempre nel 2008 nella pineta vennero piazzate vasche per recuperare l'acqua. Quelle in plastica durarono pochissimo, perché vennero danneggiate dai vandali. Quella in muratura, invece, è stata successivamente comprata dall'Ama, che la usa come contenitore per i rifiuti ingombranti.

Lunedì a domare le fiamme sono intervenuti 7 aerei, 6 autobotti e 20 squadre. Un numero esiguo e in pochissimo tempo sono stati distrutti 45 ettari di territorio.

«Forza Italia ha presentato un emendamento alla manovra di assestamento di bilancio 2017-2019 nella quale si chiede un milione di euro per la Pineta di Castel Fusano - ha dichiarato il capogruppo Fi in Campidoglio Davide Bordoni -. A ridosso di una catastrofe ambientale, come quella dei giorni scorsi, è indispensabile avere una visione lungimirante. Dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per evitare un nuovo disastro». «La legge 353/2000 prevede un finanziamento da parte dello Stato per tutte quelle attività legate alla prevenzione degli incendi - ha spiegato il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio -. Ebbene quel finanziamento è diventato quasi nullo».

Intanto, proprio mentre la macchina organizzativa del Comune fa acqua da tutte le parti, dal Campidoglio filtrano dati inquietanti.

Almeno 70 dirigenti sui 190 in organico sarebbero infatti indagati dalla magistratura per i motivi più vari. L'attività della procura e maggiori controlli da parte del Comune a seguito dell'inchiesta su Mafia Capitale hanno portato a questa cifra che equivale a circa il 36,8 per cento del totale.

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