Roma. E già alla vigilia, nero su bianco, ecco il primo successo del G20 italiano, l'«impegno» a vaccinare il 40 per cento del mondo entro la fine dell'anno e il 70 per la metà del 2022. Sembra un sogno, vista la situazione attuale, una missione impossibile, infatti il direttore dell'Oms Ghebreyesus non ci crede: «Oggi non siamo nemmeno al dieci per cento di copertura». Ma i Grandi sono sicuri di farcela. «Ribadiamo la nostra volontà di portare la pandemia sotto controllo ovunque e quanto prima - scrivono i ministri delle Finanze e della Salute dopo quattro ore di vertice - e adotteremo misure per aumentare la fornitura di dosi e di input medici nei Paesi in via di sviluppo, rimuovendo i vincoli di finanziamento». Obbiettivo difficile, non irrealizzabile: stavolta pure gli Usa, assicura Joe Biden, «si daranno da fare».
Al Quirinale, il presidente americano riconosce «l'ottimo lavoro italiano» sui vaccini e dice a Sergio Mattarella che Washington non vuole defilarsi. Anzi. Gli Stati Uniti, spiega, «si sono impegnati» e «condividono la necessità» di immunizzare il terzo mondo, «senza distinguere tra Paesi alleati e no». E rilancia la sua proposta di sospendere temporaneamente i brevetti delle case farmaceutiche. L'esperienza di collaborazione internazionale contro il Covid, concorda con Mattarella, sarà utile per futuri possibili episodi di pandemia.
E non si tratta solo di un problema sanitario. «Il virus - ricordano i ministri del gruppo misto Finanze-Salute - ha avuto un impatto sull'economia globale e la ripresa continua ad essere squilibrata. Bisogna aumentare gli investimenti nelle capacità di soccorso a lungo termine». Una task force a guida italo-indonesiana avrà quindi il compito di migliorare la cooperazione, affrontare le emergenze e preparare un calendario di interventi. Tra sei mesi si farà il punto.
Il secondo successo del G20 riguarda la tassazione al 15 per cento delle multinazionali, argomento da sempre delicato, sempre sospeso e ora pare arrivato a dama. Draghi e Biden ne parlano a Palazzo Chigi. «La minimum taxi globale rappresenta un traguardo storico», commentano, «le regole di governo dell'economia del 21simo secolo devono essere fondate su valori democratici condivisi». Da qui «l'importanza delle relazioni transatlantiche».
Il clima è il terzo tema in agenda e anche qui, nonostante gli inquinatori Cina, India e Russia, qualche speranza si intravede. Tanto per dire, con il cambio alla Casa Bianca, e cambiato pure l'atteggiamento americano. Biden è volato a Roma dopo aver strappato il via libera a un piano gigantesco per ambiente e ripresa, 1.750 miliardi di dollari, 550 dei quali da investire sui cambiamenti climatici. Washington la considera «una sfida esistenziale» e, in vista del vertice Cop di Glasgow, al contrario dell'era trumpiana, vuole tornare ai principi dell'accordo di Parigi. Sul piatto del G20 il taglio delle emissioni di metano e carbone. La bozza dei Venti prevede di raffreddare la Terra di un grado e mezzo e zero emanazioni nocive nel 2050.
Poi, l'economia. Pechino, sostiene il ministero degli Esteri cinese, «è disposta a lavorare con tutte le parti per promuovere il successo del vertice, contribuire nella lotta al Covid e a una rapida ripresa». Oggi Xi Jimping apparirà in video, come peraltro «due volte» Vladimir Putin. Biden avrà così fisicamente campo libero per rafforzare i rapporti con l'Europa e fronteggiare l'espansionismo della Cina in Asia e su Taiwan. L'incontro con Emmanuel Macron a Villa Bonaparte gli serve per recuperare i francesi, ancora scottati per il caso Aukus, la commessa di sommergibili per l'Australia scippata a Parigi.
Biden insiste molto sul multilateralismo. «L'America è tornata», dice. Forse appoggerà il progetto della difesa comune europea, però si aspetta maggior sostegno nel quadrante Sudest-Pacifico, dove la Cina è troppo vicina.
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