A tre giorni dal crollo nel cantiere per il nuovo supermercato Esselunga di Firenze, costato la vita a cinque persone e il ferimento di altre tre, si complica la situazione per le aziende coinvolte. Sulla tragedia accaduta in via Mariti, nel quartiere di Rifredi, è intervenuto il procuratore capo Filippo Spiezia, ribadendo che «nel cantiere c'erano diverse criticità». Da un lato la nota della Procura fiorentina conferma ufficialmente ciò che era già noto dalle ore successive all'incidente ossia che «nella parte di cantiere interessata dal crollo erano presenti otto lavoratori, operanti per tre imprese diverse» e dall'altro ribadisce le difficoltà nel recuperare il corpo dell'ultima vittima, il 56enne marocchino Bouzekri Rahimi. «Attraverso l'encomiabile ed ininterrotta opera dei Vigili del Fuoco sono stati recuperati, al momento, i corpi di tre operai, mentre proseguono le ricerche della quinta vittima, rese difficili dal particolare stato dei luoghi conseguenti al crollo, nel quale sussistono condizioni di perdurante insicurezza». Pure ieri i vigili del fuoco e gli specialisti del nucleo Usar hanno sollevato i detriti, anche con l'utilizzo di gru - ne è arrivata una seconda da Bologna - riuscendo a individuare il punto in cui giacerebbe il corpo dell'operaio, ma senza raggiungerlo. Col passare del tempo, persa la speranza di ritrovare vivo l'uomo, le operazioni di ricerca devono coniugarsi con le esigenze di messa in sicurezza del cantiere stesso. In fondo, nell'area è ancora presente un cumulo delle grandi travi di cemento prefabbricato venute giù nel cedimento. «Sono state avviate - ha aggiunto il procuratore - le complesse operazioni di compiuta identificazione dei corpi rinvenuti sotto le macerie, anche attraverso gli esami di natura scientifica per conseguire la certezza delle identificazioni personali». Al momento la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti e ritiene «configurabili i reati di omicidio plurimo aggravato, commesso con violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e di crollo colposo di costruzioni o quanto meno di sue parti». Inoltre «chiede la collaborazione di tutti affinché, una volta posti i sigilli all'area in sequestro, ci si astenga da qualsiasi indebito accesso ai luoghi, sia per preservarne il loro stato in vista delle indagini tecniche sia per evitare ulteriori incidenti». Insomma, l'appello è chiaro: niente selfie improvvidi o ciniche photo-opportunity da parte di curiosi. Anche perché nel cantiere si continua a scavare: il timore è che il corpo di Bouzekri Rahimi possa essere stato inglobato dal cemento fresco.
L'uomo aveva dei figli ed aveva vissuto a lungo all'Aquila, ma da qualche settimana si era spostato a nord, nel Bresciano. Come gli altri operai si era ritrovato a fare il trasfertista, spostandosi da nord a sud per arrivare in modo dignitoso alla fine del mese. In Italia era «irregolare», dopo che il rinnovo del permesso di soggiorno gli era stato rifiutato.
Sia questa circostanza che la presenza di due operai non in regola con i contratti ha spinto gli investigatori ad aprire un nuovo fronte d'indagine, per chiarire se altri lavoratori fossero impiegati a nero: ad avvalorare tale ipotesi, il fuggi fuggi che secondo alcuni testimoni si sarebbe verificato fuori dall'area del cantiere poco dopo il disastro.
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