Il prof si candida per gli Affari europei

di Giancarlo Mazzuca

Q uando, domenica sera, il premier incaricato Conte ha dovuto fare i conti con l'Europa che conta per via di quel «giovane» e battagliero ottuagenario che risponde al nome di Paolo Savona, chiamato dalla coalizione gialloverde alla guida del ministero di via XX Settembre, l'economista mi aveva mandato, via sms, un accorato messaggio: «Sto partendo per la Sardegna. Torno all'ovile». Come a dire: mi ritiro dalla scena come Cincinnato. Non immaginava certo che, tre giorni dopo, sarebbe stato ripescato in extremis come il jolly per poter finalmente varare un esecutivo sul quale tanti avevano già cantato il De profundis. Unica condizione che sarebbe stata ribadita negli ultimi colloqui: ok per l'indicazione a ministro di Savona a patto che non vada all'Economia. Ma, da parte sua, l'ex Bankitalia ed ex Confindustria è davvero pronto a tornare in pista? Al telefono lui mi dice di sì: «Sono disponibile. Rispondo all'appello per il bene del Paese». È chiaro, però, che, per accettare, Savona ha giustamente posto alcune pregiudiziali. Non può essere il titolare dell'Economia? Va bene, ma, a questo punto, sarebbe pronto a ricoprire un ministero dello stesso seme tipo quello degli Affari europei con il coordinamento delle politiche comunitarie. Se non è zuppa, è pan bagnato, insomma. Il ragionamento dell'economista sardo non fa una grinza: sono stato chiamato per le mie competenze europee perché ho seguito da vicino le vicende di Bruxelles fin dai primi passi della Ue. È giusto, quindi, che io possa fornire il mio contributo in materia senza tirare nuovamente in ballo l'accusa di essere nemico giurato dell'euro: su questo punto ho già precisato. Del resto, basta rileggere un punto della sua prefazione al libro La vita oltre l'euro che ho scritto intervistando l'imprenditore Ernesto Preatoni: «Se l'uscita dall'euro è materia discutibile ed è comprensibile che la Banca centrale europea si batta perché ciò non avvenga, non permettere alla Germania di mantenere un avanzo di bilancia estera deflazionistico è nelle competenze a essa attribuite dal Trattato di Maastricht».

Secondo l'allievo di Carli, il problema sul tappeto non è, quindi, un «forfait» dell'Italia dall'euro ma la possibilità di ridiscutere con i nostri partner alcuni meccanismi che, in questi anni, hanno contribuito a creare un'Europa di serie A e un'Europa di serie B. «Per questi motivi aggiunge Savona al telefono - è, comunque, necessario che all'Economia vada un ministro molto competente».

Chi? Lui preferisce non fare nomi: si è limitato a suggerire a chi di dovere un paio di economisti di grandi capacità. Personaggi che non remerebbero certo contro l'Europa ma s'impegnerebbero a riportare l'Italia in serie A.

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