Volodymyr Zelensky ne è sicuro: la controffensiva ucraina che finora è apparsa piuttosto fiacca sta finalmente accelerando. «L'Ucraina - ha affermato intervenendo in videoconferenza all'Aspen Security Forum - sta avanzando sul campo di battaglia, liberando i suoi territori passo dopo passo, avvicinandosi al momento in cui le azioni di controffensiva potrebbero accelerare. Capisco che è sempre meglio che la vittoria arrivi prima. Ma non buttiamo la gente sulle mine e sotto i carri armati, letteralmente. Io credo nella nostra vittoria».
E ieri effettivamente c'è stato qualche segnale di un salto di qualità deli attacchi dell'esercito di Kiev. In Crimea ieri un attacco con droni ucraini ha preso di mira le infrastrutture nel distretto di Krasnohvardiiske, vicino al centro della penisola. Secondo il media russo Rusnya nel villaggio di Oktyabrskoye sono stati colpiti un aeroporto, un deposito di petrolio e un altro di munizioni, che hanno continuato a esplodere per molte ore, mentre un incendio è scoppiato alla stazione ferroviaria Elevatornaya, documentato da un video rilanciato dai media ucraini. Secondo i media filorussi non ci sarebbero stati feriti, ma la popolazione è stata evacuata nel raggio di cinque chilometri. Anche la circolazione dei treni è stata sospesa in tutta la penisola per l'impossibilità di garantire la sicurezza dei convogli. Le forze armate di Kiev hanno rivendicato su Facebook la paternità degli attacchi, cosa che fino a qualche giorno fa tendevano a non fare.
E ieri è stata anche sospesa per diverse ore la circolazione in entrambi i sensi sul grandioso ponte di Khers, colpito lo scorso 17 luglio dagli ordigni ucraini in un attacco che aveva anche causato la morte di due civili. Non si conoscono i motivi della sospensione, probabilmente il timore di un nuovo attacco aereo, perché gli automobilisti che si trovavano ad attraversare il lungo ponte sono stati invitati dalle autorità a «seguire le istruzioni degli agenti di sicurezza dei trasporti e a mantenere la calma». La sospensione del traffico è durata qualche ora. Nei giorni scorsi il presidente ucraino Zelenskiy aveva detto chiaramente che il ponte è un obiettivo militare dal momento che «porta la guerra, non la pace».
Naturalmente anche i russi si sono dati da fare. È di almeno quattro morti e tre feriti il bilancio dell'attacco russo condotto sul villaggio di Nyu-York (proprio così) vicino a Donetsk, nell'Ucraina orientale. E una persona è stata uccisa e altre quattro sono rimaste ferite dal fuoco dell'artiglieria russa nell'oblast di Sumy, l'ungo il confine nord-orientale tra Ucraina e Russia, come riferito dalla stessa amministrazione militare ucraina della regione, secondo cui uno degli insediamenti nella comunità di Krasnopillia è stato preso di mira intorno alle 10 del mattino e sono state registrate 14 esplosioni.
Intanto la compagnia aerea Ryanair sta valutando la possibilità di riprendere un piccolo numero di voli per l'Ucraina entro la fine di quest'anno, subordinatamente al successo dei negoziati con Kiev in merito all'apertura parziale dello spazio aereo. Lo ha dichiarato il direttore esecutivo della compagnia aerea Michael O'Leary. «Stiamo prendendo in considerazione due piani: il primo, quando la guerra finirà e tutto si aprirà in uno o due giorni. E il secondo, il più probabile, secondo il quale possiamo programmare un piccolo numero di voli già alla fine di quest'anno», ha detto in un'intervista all'agenzia Interfax-Ucraina il capo della più grande compagnia aerea low cost europea.
Citando come esempio l'esperienza di Israele, dove l'aviazione continua a operare, O'Leary ha spiegato che «gli aerei atterrano ogni giorno a Tel Aviv, che dista solo 10 minuti dalla Cisgiordania, da dove vengono lanciati i missili. È stato stabilito che è sicuro volare e le autorità locali possono proteggere gli aerei. Penso che dovremmo essere ottimisti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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