La Boldrini si schianta ancora contro la Meloni

La candidata Pd attacca Giorgia Meloni e per farlo cita avvenimenti tragici del secolo scorso, quando la leader Fdi non era nemmeno nata

La Boldrini si schianta ancora contro la Meloni

L'inflazione, la pressione fiscale, le bollette alle stelle, il ruolo dell'Europa, la guerra e le sue drammatiche conseguenze. E pensare che i temi decisivi per il futuro dell'Italia sarebbero molteplici, tutti urgenti in eguale maniera. A dodici giorni dal voto che sancirà l'avvio di un nuovo governo, c'è però chi si ostina a polemizzare su argomenti dalla forte valenza ideologica, lontani anni luce dalle reali problematiche del Paese. È il caso di Laura Boldrini, che nelle ultime ore è tornata ad attaccare Giorgia Meloni in riferimento al fascismo e alle stragi del secolo scorso, riuscendo a menzionare la leader di Fdi rispetto a drammatici avvenimenti avvenuti quando l'esponente di centrodestra non era nemmeno nata.

L'occasione per rispolverare l'argomento è arrivata da una recente esperienza vissuta dall'ex presidente della Camera. "Ieri a Massa Marittima ho reso omaggio alla tomba di Norma Parenti, una donna straordinaria, medaglia d'oro per la Resistenza, barbaramente trucidata dai nazifascisti. A pochi chilometri da lì c'è Niccioleta, dove nel 1944 furono massacrati 83 uomini. Lo stesso anno della strage di Castelnuovo dei Sabbioni, che ho visitato ieri, e di tanti altri eccidi. Queste uccisioni avvennero in esecuzione di un proclama noto come il 'Manifesto della morte' firmato da Giorgio Almirante, capo di gabinetto del ministro della Repubblica Sociale Italiana Ferdinando Mezzasoma. Un proclama in cui si intimava a anti-fascisti e partigiani di consegnarsi, altrimenti sarebbero stati fucilati alle spalle", ha affermato Laura Boldrini, prendendola alla larga.

Poi però la deputata Pd, candidata alla Camera nel collegio plurinominale Toscana2, è arrivata al dunque. Ovvero, al solito attacco frontale alla leader di Fratelli d'Italia. "Parliamo dello stesso Giorgio Almirante che è figura di riferimento di Giorgia Meloni, che non perde occasione per rendergli omaggio", ha commentato la Boldrini. Da qui, la sua ulteriore lamentazione: "Per governare il Paese bisogna giurare sulla Costituzione, che è antifascista. Come può rappresentare la nostra democrazia chi si ispira a questi personaggi ed è a capo di un partito che ha nel simbolo la fiamma tricolore?".

Per carità: in campagna elettorale ogni candidato è libero di sostenere le istanze che più ritiene prioritarie, ma provoca una certa amarezza assistere ancora una volta a un dibattito politico così ancorato al

passato. Scollato dalle problematiche rispetto alle quali gli elettori chiedono risposte rapide alla classe dirigente. Peraltro, sulle suddette tematiche la leader di Fratelli d'Italia aveva proprio recentemente preso le distanze dagli orrori anti-democratici del passato.

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