
A distanza di oltre due anni dagli arresti che avevano terremotato il Parlamento europeo, strascichi dell'inchiesta Qatargate si abbattono, ancora, sul Pd. La Procura di Bruxelles, dove nel frattempo sono cambiati inquirenti e magistrati titolari del fascicolo, ha chiesto all'Eurocamera la revoca dell'immunità per due europarlamentari dem, Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini. Un fulmine a ciel sereno che fa tremare di nuovo il cuore delle istituzioni e soprattutto, quello dei Socialisti e Democratici, il gruppo da cui entrambe ieri, appresa la notizia, si sono autosospese. Una decisione presa «al fine di sottolineare la totale estraneità a ogni fatto corruttivo, per essere pienamente a disposizione della magistratura per qualsiasi esigenza istruttoria», mentre incassano la solidarietà dalla delegazione piddina in Europa: «Siamo convinti dell'assoluta estraneità ai fatti contestati. Le conosciamo come persone di spiccata onestà e dedizione».
Sembrava ormai chiusa nei cassetti l'indagine che aveva portato a mesi di carcere preventivo l'ex vice presidente del Parlamento Ue, la greca Eva Kaili, il suo compagno, Francesco Giorgi, e colui che poi si è trasformato nel grande pentito, Antonio Panzeri, ex europarlamantare di articolo Uno, che con i magistrati belgi ha firmato un accordo da collaboratore di giustizia. L'inchiesta riguardava una presunta corruzione da parte del Qatar (e in misura minore del Marocco), finalizzata ad ammorbidire le posizioni del Parlamento Ue nei confronti dell'Emirato, guardato con diffidenza per le scarse garanzie sul rispetto dei diritti umani. Da tempo il fascicolo era però su un binario morto. In due anni l'impianto accusatorio ha subito più di una battuta d'arresto, l'ex giudice istruttore Michel Claise è andato in pensione e si è candidato alle elezioni, e molte ombre si sono addensate sul sistema giudiziario belga, oltre che sulla consistenza delle prove a sostegno dell'accusa di corruzione. Lo stesso accordo di pentimento di Panzeri, a detta del suo avvocato, sarebbe stato condizionato da pressioni indebite degli inquirenti. Tuttavia nelle scorse settimane il fascicolo ha ripreso vigore. La lista degli indagati si è allargata a tre assistenti legati gruppo S&D, oltre all'ex eurodeputata socialista Maria Arena - sin dall'inizio accostata all'inchiesta anche se mai indagata. E ora la mossa nei confronti di Moretti e Gualmini, la prima firmata dalla nuova giudice istruttrice Pascale Monteiro Barreto. Che per interrogare le due dem ha bisogno che decada lo scudo dell'immunità. Dalle parti di Bruxelles non si esclude che tutto ciò sia finalizzato a chiudere il cerchio: o stralciando definitivamente le posizioni dei tanti parlamentari che sono stati citati, sfiorati, nominati, oppure procedendo con altri atti. Ma cosa c'entrano le due dem? Moretti era stata citata in alcuni verbali come vicina a Panzeri, senza ulteriori riscontri, e indicata dagli investigatori tra coloro che avevano preso posizioni favorevoli al Qatar. L'ufficio della sua assistente, che prima faceva parte dello staff del «pentito», era stato perquisito. Il suo nome era comparso poi nelle carte riferite ad Andrea Cozzolino - ex europarlamentare Pd rilasciato dopo quattro mesi ai domiciliari - insieme a Marc Tarabella, anche lui indagato, e alla stessa Arena. I quattro venivano indicati come un «quadriumvirato» capace di agire con «precisione, attenzione ed efficacia» a favore del Qatar. Accuse che Moretti aveva da subito respinto. Anche rispetto ad alcuni viaggi fatti in Qatar, nel febbraio 2020 e nell'ottobre 2021, che aveva motivato con il suo impegno da deputata. Agli atti dell'inchiesta era finito anche un suo intervento a favore dell'Emirato, il 14 novembre 2022, durante un'audizione del ministro del Lavoro del Qatar, Al Marri, il presunto corruttore.
Elisabetta Gualmini, che ha sempre affermato la sua totale estraneità, viene citata in alcune intercettazioni con Giorgi, ex assistente di Panzeri.
Tra cui quella del 15 novembre 2022, il giorno successivo all'audizione di Al Marri, in cui Gualmini si sarebbe giustificata con Giorgi per non essersi potuta «esporre di più», assicurandogli maggiore «aggressività» col tempo. Gualmini aveva già chiarito il senso di quei messaggi. «Avevo deciso di non seguire la linea indicata da alcuni eurodeputati e da Giorgi. Per spirito di cortesia ho detto a questo Giorgi.
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