Quagliariello deride Alfano: "Prende ceffoni dal premier"

L'ex coordinatore Ncd si scaglia contro il leader: "Progetto fallito, il partito è sdraiato sulle posizioni del Pd e Renzi fa tutto lui. Tra due anni non avremo più un elettore"

Quagliariello deride Alfano: "Prende ceffoni dal premier"

Il partito sta proprio male: il progetto «è fallito», Ncd al governo è «sdraiato» e non conta più nulla, «Renzi fa tutto lui». Ma Alfano sta pure peggio: «Ha la sindrome dei Brutos, quel gruppo di Carosello in cui alla fine uno inevitabilmente prendeva un ceffone ed era anche contento». Angelino, nonostante gli schiaffi, ha una buona cera, forse non sa che c'è un'altra sberla pronta a partire, sulle unioni civili. «Per chi ha i nostri principi la vedo male». Conclusione: «Tra due anni per trovare un nostro elettore servirà un archeologo».

Gaetano Quagliariello, l'ex al veleno, ha appena lasciato il posto di coordinatore Ncd è già si sfoga con L'Espresso . Il segretario è il suo bersaglio, insieme alla collocazione del partito. Argomento sfiorato a Madrid da Silvio Berlusconi: «Qui non se ne parla, per il Ppe è un piccolo problema». Bastava che ascoltasse le parole pubbliche del segretario Lopez Isturiz - la replica di Alfano - per capire che la questione di tutto il congresso è stata quella del contrasto ai populismi. Fi è alleata alla Lega».

«Il quid di Angelino? Non commentai allora, non mi pare opportuno farlo adesso». Ma l'«appiattimento» sul premier a Quagliariello non va giù. «Il bivio era se adattarsi a un quadro privo di spazio terzo o proporre un'alternativa. Rimanere in mezzo a due opzioni, come fa l'Ncd, induce a una spaccatura per la quale non ho i muscoli. Avevamo pensato di costruire un nuovo centrodestra ma non è accaduto. Restando al governo non abbiamo avuto lo spazio e per farlo serve restare autonomi, coraggiosi, originali». Insomma, «bisognava passare all'appoggio esterno, non è stato così». Questo, spiega, è il dissidio politico «profondo» che ha spinto alle dimissioni.

Parole aspre. Non ci sarà sotto un po' di rancore? Quagliariello, ministro delle Riforme nel governo Letta, dovette sloggiare quando arrivò Renzi perché c'erano solo tre posti per il suo partito. Mesi fa, dopo le dimissioni di Lupi, sembrava che dovesse rientrare, però è rimasto a bagnomaria. Adesso magari si è stufato. «Ci ha raccontato una versione aggiornata della favola della volpe e l'una», sostiene Dorina Bianchi, vicepresidente del gruppo Ap-Ncd alla Camera.

Lui non nega. «Sarebbe sbagliato dire che non me frega niente, quando ho sentito la storia che Renzi preferiva due donne a me, mi sono sentito un fustino di Dixan. Certi ruoli è un onore occuparli, ma non si conquistano, si derivano». Piuttosto per Quagliarello l'errore capitale di Alfano è stato quello di restare aggrappato al Viminale. «Il ministro dell'Interno deve andare d'accordo con il presidente del Consiglio. Ma il leader di un partito, specie se piccolo, deve avere una posizione non sdraiata, deve poter fare polemiche».

Intanto a polemizzare sono i suoi ex colleghi, come Fabrizio Cicchitto, che insiste a cercare un pertugio tra Renzi e Berlusconi. «Con le battute, specie fra amici o ex amici, non si va da nessuna parte. E magari si rischia anche di apparire inutilmente astiosi e vendicativi».

Meglio la terza via, dice Cicchitto: «Non voglio entrare nel Pd ma voglio che le forze di centro che appoggiano il governo in modo sparso, frammentato e spesso subalterno si aggreghino e, con tutta la gradualità necessaria, arrivino a federare i gruppi parlamentari e i partiti». E la Bianchi difende Alfano. «Non prendiamo nessuno schiaffo, stiamo raccogliendo i frutti della nostra politica».

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