Quando per i giudici perfino lo stalking è "amore paterno"

Assolto un uomo che perseguitava l'ex consorte: "Lo faceva solo per non fare stressare la figlia"

Quando per i giudici perfino lo stalking è "amore paterno"

Non c'è stalking se c'è amore paterno. E i giudici assolvono il padre che molestava l'ex moglie perché preoccupato della salute della figlia obesa.

Il Tribunale di Modena intinge la penna nell'inchiostro della giurisprudenza per scrivere un'altra pagina della storia del reato di atti persecutori e disciplinare con la forza dei codici i rapporti familiari, sottratti alla sfera privata e resi affare di Stato. «Il fatto non costituisce reato», hanno sentenziato i magistrati modenesi chiudendo il caso di un vigilante di origini napoletane che nel 2012 era stato denunciato alla Polizia dalla consorte. I due, dopo anni di matrimonio, s'erano lasciati, e l'uomo aveva iniziato a tartassare la sua ex di chiamate e messaggi. Chiuse le indagini, era stato rinviato a giudizio e nei suoi riguardi la Procura aveva chiesto la condanna a 1 anno di carcere. Invece, è arrivata l'assoluzione. Non che la donna si fosse inventato qualcosa: per il Tribunale, più semplicemente, le pressioni poste in essere dall'imputato, reali e verificate, erano da considerarsi più che altro frutto dell'ansia di aiutare la figlia, che dal giorno della separazione dei genitori versava in condizioni di stress che l'avevano portata all'obesità.

«Se il nostro cliente ha ecceduto nei contatti - avevano sostenuto nella loro arringa i legali della guardia giurata - lo ha fatto solo per amore della bambina: era visibilmente angosciato dallo stato della figlia». E il Tribunale ha sposato la tesi, facendo dell'affetto paterno una scriminante sui generis , secondo un orientamento che va consolidandosi nelle aule di giustizia, tra giudici sempre più dalle sembianze mitologiche: mezzi legislatori e mezzi maestri. Già alla Spezia nel febbraio del 2014, e ancor prima a Carrara, a Crema ed a Busto Arsizio, l'assoluzione aveva lavato i peccati di coniugi troppo insistenti, che in nome dei pargoli avevano inondato di attenzioni non richieste (in un caso, 1.400 sms in 3 mesi) le ex mogli: tutti dichiarati senza colpa per aver agito allo scopo di riallacciare i rapporti con la prole. E così ad Enna, dove il desiderio - accolto in sentenza - di «ricostruire l'armonia familiare» ha consentito ad un operaio di uscire indenne da una vicenda in cui era accusato di molestie ai danni anche del genero e del suocero. E per amore parentale elevato al rango di principio di diritto l'hanno fatta franca, a fine dicembre, i due nonni di nazionalità rumena che, per la premura di assicurarsi che la nipotina stesse bene, non risparmiavano appostamenti, pedinamenti e telefonate. Certo, «hanno esagerato nel consigliare la figlia», ha riconosciuto il Tribunale di Vicenza, ma ad animarli non c'era «alcun intento persecutorio, bensì il proposito di verificare che fossero garantiti il benessere della nipote e l'esercizio della funzione di nonni», nell'occasione giuridicamente elevati a figura educativa primaria, di fatto parificati ai genitori. Ma non tutto il mondo è paese. Negli Stati Uniti, ad esempio, le cose vanno diversamente. Per dire: a 21 anni Aubrey Ireland ha portato alla sbarra il padre e la madre. S'era iscritta al college in Ohio e loro pretendevano di sapere con chi uscisse, non rinunciando a seguirla sebbene abitassero a centinaia di chilometri di distanza.

La Corte le ha dato ragione, e per i genitori stalker è arrivato il divieto di contattare la figlia per un anno e di mantenersi a 500 metri da lei e dalla sua università. Perchè al di là dell'Oceano i giudici fanno i giudici e la legge è legge. Anche per le mamme ed i papà.

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