Quei giochi pericolosi ispirati da Obama con la Russia nel mirino

Dalle frontiere orientali della Nato alla Siria un presidente all'addio pianifica l'escalation

Quei giochi pericolosi ispirati da Obama con la Russia nel mirino

Adesso i giochi si fanno estremamente pericolosi. Da ieri l'Italia non è più un alleato-negoziatore fedele alla Nato, ma pronto, quando necessario, al dialogo e alla mediazione con la Russia di Vladimir Putin. Dopo l'annuncio del dispiegamento, nel 2018, di 140 soldati italiani in quella Lettonia dove la sottile linea rossa tra Alleanza Atlantica e Russia rischia di trasformarsi in fronte militare, o bellico il nostro ruolo cambia completamente. Nella percezione di Mosca le dichiarazioni del segretario della Nato Jens Stoltenberg sul nuovo impegno militare dell'Italia ci trasformano inevitabilmente in un'altra pedina della Nato e di Obama. Una pedina in divisa che Mosca stenterà a riconoscere come «amico» o semplice collaboratore. E infatti per la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova il dispiegamento dei nostri militari in Lettonia equivale alla «costruzione di nuove linee di divisione in Europa».

Per intravvedere quel che rischiamo basta guardarsi attorno. Alla Casa Bianca il presidente Obama ha passato la giornata di ieri ad esaminare i piani dei suoi consiglieri militari. Piani che non escludono interventi aerei per distruggere al suolo l'intera aviazione di Bashar Assad colpevole di bombardare, con l'appoggio russo, i quartieri di Aleppo Est controllati dai ribelli qaidisti di Al Nusra (oggi ribattezzata Jabhat Fatah al-Sham) e da altri gruppi jihadisti. Piani che potrebbero diventare operativi se il Segretario di Stato americano John Kerry e il suo omologo russo Sergej Lavrov non riusciranno a trovare un'intesa in extremis e rilanciare la collaborazione sulla Siria durante l'incontro fissato per quest'oggi a Losanna. In quel caso il rischio di un incidente dalle conseguenze difficilmente calcolabili salirebbe alle stelle. I tempi strettissimi in cui si decide uno scontro aereo, il numero di batterie anti-missile dispiegate in Siria da Mosca e la mancanza di canali di dialogo tra i comandi russi e americani renderebbe impossibile la correzione di un «errore».

L'escalation militare non rappresenta l'unica preoccupazione per un'Italia costretta ad allontanarsi sempre di più da Mosca. Nell'immediato l'incognita più grave è forse quella economica. Lunedì i ministri degli esteri europei sono convocati a Bruxelles per preparare il summit di giovedì in cui Matteo Renzi, François Hollande, Angela Merkel e gli altri capi di Stato dei Ventotto, affronteranno il nodo dei rapporti con Mosca. Entrambi gli appuntamenti, secondo quanto si sussurra in ambienti europei, potrebbero diventare l'occasione per discutere nuove sanzioni contro una Russia «colpevole» di appoggiare Bashar Assad. Non paghi dei danni autoinflittisi con le sanzioni approvate nel 2014 in seguito alla crisi ucraina e confermate nei semestri successivi i nostri partner europei potrebbero andare nuovamente al traino degli Stati Uniti innescando un altro scontro frontale con Vladimir Putin. Magari imponendo nuove misure restrittive nei confronti di esponenti dell'apparato militare russo e dei funzionari statali più vicini a Putin.

Una mossa che rischia d'innescare, come già successo nel 2014, le dolorose ritorsioni economiche del Cremlino. Ritorsioni che hanno colpito con particolare durezza un'Italia costretto a rinunciare, soltanto nel 2015, al 25,2 per cento delle esportazioni verso la Russia con una perdita secca da oltre 3,6 miliardi di euro. Dati ulteriormente aggravatisi nel primo trimestre del 2016, quando, secondo i dati Sace (l'agenzia per i credito all'export), abbiamo perso un altro 13,9. Lo scontro con Mosca non fa del bene neppure ai nostri partner.

Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna hanno perso rispettivamente il 38, 29, 46 e 24 per cento delle loro esportazioni. Eppure sono proprio Parigi, Berlino e Londra a studiare la nuova raffica di misure anti-russe da presentare ai ministri degli esteri europei lunedì prossimo.

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