Come dice sant'Agostino, è la causa che fa il martire. Ogni ideologia, infatti, ha i suoi «martiri», compresi nazismo e comunismo e, oggi, l'islamismo politico. Ma quelli cristiani non uccidono nessuno, né incitano a farlo. Dal greco, la parola vuol dire «testimoni». Per loro non c'è bisogno di processo canonico: possono anche aver vissuto da farabutti, ma se, messi di fronte alla scelta tra la vita e il rinnegamento di Cristo, hanno preferito «testimoniare» la loro fedeltà, sono automaticamente Beati. Il primo esempio lo si ha proprio nel Vangelo: il Buon Ladrone. Era, appunto, un criminale, ma Cristo stesso, sentita la testimonianza a suo favore, dichiara che quel medesimo giorno lo accoglierà in Paradiso. Dunque, Beato. Le malefatte le ha pagate con la morte cruenta. A maggior ragione chi non ha fatto niente di male ma viene ucciso solo perché si dichiara cristiano, è Beato Martire. Perciò, nel caso del prete normanno Jacques Hamel, trucidato da un fanatico musulmano, il Papa non deve fare altro che inserirne il nome nel Martirologio e proclamare quale sarà il giorno in cui dovrà essere ricordato, il dies natalis («giorno di nascita» al Cielo), di solito quello della morte.
L'abbé Hamel, contrariamente a quel che si pensa, non è il primo «martire del Daesh» proclamato tale. I primi sono stati i ventuno operai egiziani decapitati dall'Isis in Libia il 15 febbraio 2015. Nel video mandato in mondovisione dai tagliagole si vedono chiaramente, leggendo il labiale, alcuni invocare il nome di Cristo. Erano tutti cristiani copti e il vescovo di Minya, da cui provenivano, li ha canonizzati quasi subito. Nella Chiesa copta non c'è distinzione tra Beato e Santo, ma il criterio è il medesimo: potevi salvarti la vita convertendoti all'islam, ma non hai voluto tradire Cristo. Le varie chiese cristiane, specialmente in Oriente, divergono su molte cose, ma non sul martirio. Fanno eccezione le denominazioni protestanti, perché non riconoscono il culto dei santi. Jihad e martirio cristiano, purtroppo, procedono di pari passo fin dall'inizio dell'islam: gli ammazzati per essersi rifiutati di «convertirsi» sono centinaia di migliaia, se non milioni, nella storia.
La Chiesa commemora nel suo Martirologio solo quelli di cui si hanno notizie dettagliate e certe, ma ha dovuto cominciare fin da subito. I primi ufficializzati risalgono al VII secolo: l'intera guarnigione bizantina di Gaza, decapitata per aver rifiutato il passaggio all'islam. È impossibile, qui, elencarli tutti e rimandiamo al libro di Camille Eid, A morte in nome di Allah (Piemme, 2004), che ne fa per sommi capi l'intera storia. Qui possiamo solo ricordare quelli più noti al grande pubblico, come gli ottocento abitanti di Otranto sgozzati nel XVI secolo per non aver voluto apostatare. O i martiri di Cordova (capogruppo il vescovo Eulogio), giustiziati per lo stesso motivo nell'Andalusia musulmana supposta «tollerante» (X-XI secolo). L'Armenia cominciò a contare martiri fin dai tempi degli Omayyadi e finì (per ora) coi Giovani Turchi nel 1915.
Ma non abbiamo spazio per parlare dei Balcani, dell'Ungheria, dell'Africa e perfino delle Filippine. Per restare ai giorni nostri, è ancora fresco il ricordo dei sette monaci di Tibhirine sgozzati dai salafiti algerini nel 1996 e immortalati dal film «Uomini di Dio» del 2010 (premiato a Cannes). Interi ordini monastici hanno il loro, di martirologio, per mano islamica: i franco-spagnoli Mercedari, per esempio, che partivano per il Maghreb onde riscattare schiavi cristiani e spesso non tornavano vivi. O i Trinitari, creati con lo stesso scopo. Perfino santa Chiara d'Assisi subì, nel suo convento, un assalto di saraceni, e riuscì a ricacciarli con un miracolo. I
l conteggio dei martiri dell'attuale fondamentalismo islamico è solo agli inizi, la Chiesa ha tempi lunghi: si pensi che la beatificazione dei martiri della guerra civile spagnola continua ancora e lo stesso papa Francesco ha dovuto firmare parecchi «decreti di martirio» per quegli anni. Man mano che la varie nunziature pakistane, bengalesi, sudanesi, nigeriane (eccetera eccetera) faranno arrivare le informative, il Martirologio, ahimè, seguiterà a dilatarsi.
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