Quei paletti contro la fabbrica dei "salvataggi"

Le nuove norme da ieri sono legge e puntano a stroncare il traffico di esseri umani

Quei paletti contro la fabbrica dei "salvataggi"

Giorgia Meloni suona la carica con una versione «è finita la pacchia» per le Ong. I talebani dell'accoglienza rispondono mandando un'altra nave verso la Libia e con annunci da funerale sui morti in mare senza la loro presenza ostacolata dal governo brutto e cattivo. In realtà il presidente del Consiglio vuole spezzare proprio la catena di morte dei trafficanti di esseri umani, anche se non basterà il decreto sulle Ong, diventato legge, con la pubblicazione ieri sulla Gazzetta ufficiale. «Immigrazione illegale e tratta di esseri umani: è finita l'Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola sistematicamente» scrive su twitter Meloni. Il video dell'agenda di Giorgia spiega, senza se e senza ma, l'obiettivo delle nuova norma.

Il decreto Ong punta a «circoscrivere il salvataggio dei migranti a quello che è previsto dal diritto internazionale con alcune regole abbastanza semplici: se ti imbatti in un'imbarcazione e salvi delle persone le devi portare al sicuro, quindi non le tieni a bordo della nave continuando a fare altri salvataggi multipli finché la nave non è piena» sottolinea il capo del governo. E giustamente chiede «coerenza tra le attività che alcune navi svolgono nel Mediterraneo e quello per cui sono registrate: navi commerciali che si mettono a fare la spola per il salvataggio dei migranti è una cosa che stride abbastanza».

Meloni difende a spada tratta anche le sanzioni fino a 50mila euro e il blocco della nave su decisione dei prefetti. «La prima volta per due mesi - ribadisce - la seconda con sequestro a fini di confisca».

E dichiara che «lo facciamo per rispettare il diritto internazionale ma anche i migranti».

Geo Barents di Medici senza frontiere è la prima nave in mare, all'attivazione del decreto, con 85 migranti che sbarcherà oggi a Taranto. Nei giorni scorsi ha compiuto un primo salvataggio e poi un trasbordo di migranti da una nave mercantile, ma su richiesta della centrale di soccorso della Guardia costiera a Roma. Poi, senza autorizzazione, ha inseguito un avviso di Alarm phone, centralino dei migranti, senza trovare alcun barcone. Alla fine, come prescrive il nuovo decreto, si sta dirigendo verso il porto sicuro indicato subito dal Viminale. In teoria il personale di Msf a bordo dovrebbe informare i migranti sulla possibilità di richiedere protezione internazionale. In questa maniera la Farnesina potrebbe chiedere alla Norvegia, che concede la bandiera alla nave, di accollarsi i richiedenti asilo. L'Ong sembra non avere alcuna intenzione di farlo e preferisce piangere il morto. «In tutti questi anni abbiamo cercato di riempire un vuoto sulla capacità di soccorso degli Stati - annuncia Juan Matias Gil, capo missione - La strategia del governo italiano punta ad ostacolare la ricerca e salvataggio delle Ong portando, di conseguenza, a più morti in mare». E poi fanno parlare i migranti puntando alla grancassa mediatica. «Un ragazzo ci ha detto di aver visto con i propri occhi persone essere uccise davanti a lui perché non avevano abbastanza soldi per pagare il viaggio» racconta Fulvia Conte di Msf.

La realtà libica dei trafficanti senza scrupoli pronti a lanciare gommoni o barchini che non tengono il mare quando vedono sul telefonino, con una banale app, le navi delle Ong in avvicinamento. Come Ocean Viking, ammiraglia di Sos Mediterranee, che sta di nuovo dirigendosi verso sud, come se dovesse dare il cambio a Geo Barents.

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