Quei preti che si sacrificano. "Date agli altri il respiratore"

Don Giuseppe Berardelli ha commosso l'Italia con il suo gesto salvando un ragazzo. E non è stato l'unico

Quei preti che si sacrificano. "Date agli altri il respiratore"

«Un povero prete di cui forse non si ricorderà nessuno, tranne quel giovane che respira grazie al suo sacrificio». È commosso Antonino, mentre parla di don Giuseppe Berardelli, parroco di Casnigo in Val Seriana, uno degli epicentri dell'epidemia. Lo paragona a padre Kolbe, che andò incontro alla morte di Auschwitz per salvare un padre di famiglia. Antonino è un presbitero ed è lontano dalla Bergamasca, ma forse sbaglia quando pensa che il sacrificio di don Giuseppe, come di altri, resterà sconosciuto. Ha toccato il cuore di tanti, infatti, la storia che è stata raccontata sull'arciprete di San Giovanni Battista.

Don Giuseppe è morto nella morte fra domenica e lunedì all'ospedale di Lovere. Aveva 72 anni. Un sacerdote come tanti, si direbbe, in una terra che è sempre stata fervente di fede e prodiga di grandi figure religiose. Lo ricordano come un prete di quelli che salutano dicendo «pace e bene» e portano gioia in chi li incontra. Di sicuro non è stato un gesto come tanti quello raccontato sul conto di don Giuseppe da un giornale locale, che ha citato un operatore sanitario della casa di riposo San Giuseppe. «Mi commuove profondamente - si legge su Bergamonews - il fatto che l'arciprete di Casnigo, don Giuseppe Berardelli, cui la comunità parrocchiale aveva comprato un respiratore, vi abbia rinunciato di sua volontà per destinarlo a qualcuno più giovane di lui». «Un atto di eroismo, il sacrificio più grande. Don Giuseppe, una preghiera per te, aiutaci da Lassù» ha scritto Matteo Salvini.

Una conferma ufficiale di questa ricostruzione ancora non c'è, ma disposizioni simili paiono essere una scelta condivisa da molti sacerdoti, in particolare delle zone più colpite dal virus. E i sacerdoti contagiati sono moltissimi, alcuni in isolamento, altri in terapia intensiva. Almeno trenta sono morti, in questi giorni, a causa di complicazioni legate alla pandemia. Nella sola diocesi di Bergamo sono almeno 16 i sacerdoti morti. I loro nomi sono sul portale della diocesi, le loro figure ricordate da Vatican News. Fra questi monsignor Tarcisio Ferrari per oltre 30 anni parroco della chiesa di Sant'Alessandro della Croce a Bergamo. «Dei tanti anni passati in questa parrocchia - ricordava recentemente con commozione - porto nel cuore la gioia dell'ordinazione di cinque sacerdoti novelli e l'aver aiutato tanti poveri e bisognosi. Poi la generosità delle persone, l'aver conosciuto tante famiglie e vissuto tanti eventi e celebrazioni in questa stupenda parrocchia».

Per la Diocesi di Bergamo, il lutto non finisce mai. Lunedì è stata colpita dalla morte di un altro religioso, don Fausto Resmini, 67 anni, che era ricoverato a Como in terapia intensiva da alcuni giorni. Prete degli ultimi, aveva creato la Comunità don Milani di Sorisole, dedicata ai minori. Cappellano del carcere, con il suo camper del servizio «Esodo» per anni ha portato pasti caldi ai senzatetto della stazione di Bergamo. Ma le storie da ricordare purtroppo sono molte. Come quella di don Giancarlo Nava, che ha svolto per diversi anni il suo ministero in Paraguay, dove aveva avviato una scuola di formazione per i contadini, e subito minacce per aver denunciato la corruzione e il traffico di droga e di armi. O di monsignor Achille Bellotti, che da novello sacerdote era stato cappellano tra gli emigranti in Belgio. «Ci sono alcuni elementi ricorda l'ufficio Migranti della diocesi di Bergamo - che contraddistinguono le persone che provengono dal mondo contadino: la concretezza e la determinazione, ma anche la serenità interiore. Don Achille ha assorbito dalla famiglia questo nutrimento». E in ognuna di queste figure si riconosceva una comunità. Don Tarcisio Casali ha celebrato la Santa Messa fino a pochi giorni prima della morte. E don Mariano Carrara, malato da tempo, nonostante la difficoltà non aveva interrotto la sua preziosa opera al servizio della comunità di Urgnano. E poi sono scolpiti i nomi don Silvano Sirtoli, don Enzo Zoppetti, don Gaetano Burini, don Remo Luiselli, monsignor Francesco Perico, don Guglielmo Micheli. E don Piero Paganessi, punto di riferimento degli abitanti di Comonte a Seriate, conosciuto anche per la missione in India. E don Adriano Locatelli, che pochi giorni fa aveva celebrato messa su facebook.

Ai sacerdoti, lombardi e non solo, è andato il pensiero grato di Papa Francesco durante l'Angelus del 15 marzo. In quell'occasione, il Pontefice ha ringraziato tutti i sacerdoti, «sacerdoti che pensano mille modi di essere vicino al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato».

Il 13 marzo, durante la messa a casa Santa Marta, il Papa ha pregato perché «lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale». E tanti fedeli, e anche laici, certo non dimenticheranno le figure di questi sacerdoti e il loro esempio di coraggio e di fede.

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