Quei sondaggi sui "diritti" che la sinistra non vede

Nella rilevazione Ipsos, una stragrande maggioranza di contrari alla maternità surrogata

Quei sondaggi sui "diritti" che la sinistra non vede

Contrario alla maternità surrogata, contrarissimo alla maternità surrogata a pagamento. È il Paese reale, lontano dalle opinioni politicamente e mediaticamente più progressiste.

Gli italiani hanno le idee chiare sul «diritto civile» che tiene banco da alcuni giorni. Idee chiare e diverse da quelle di una sinistra che ha trovato la sua paladina in Elly Schlein.

Nel sondaggio, pubblicato ieri dal Corriere della Sera, emerge un dato inequivocabile: il 65% degli intervistati è contrario «alla maternità surrogata dietro compenso economico per la donna che porta avanti la gravidanza». Per intendersi, favorevoli si dichiarano meno di 20 intervistati su 100 (il 19,7%), mentre il 15% non sa o non risponde. I contrari prevalgono anche all'ipotesi di maternità surrogata «senza alcun compenso economico», anche se con distacco minore fra «no» (al 40,3%) e «sì» (al 34,6%).

Il tutto, nel quadro di un'opinione pubblica che non si dimostra affatto retriva od ostinatamente ancorata a passatismi o bigottismi. Alla domanda sulle adozioni gay, per esempio - cioè alla possibilità di adozioni per coppie dello stesso sesso - risponde favorevolmente il 47% degli intervistati: una robusta maggioranza relativa insomma, mentre solo il 32% si dice contrario (il 21% non sa o non indica un'opinione). E là dove si indaga sull'idea di famiglia, emerge un risultato molto equilibrato, con una metà dell'opinione che la considera come l'unione che nasce da un uomo e da una donna (43% totale), con rito religioso o civile (20%) o con una convivenza determinata da un legame affettivo (23%); mentre il 45% la concepisce come unione anche fra due individui dello stesso sesso, uniti civilmente (15%) o legati affettivamente e conviventi (30%). Ed è considerata positivamente, con la stessa percentuale (45%) anche la registrazione nelle anagrafi italiane di bambini nati da «maternità surrogata» nei Paesi dove la pratica è consentita.

Non esiste, insomma, un'opinione pubblica reazionaria o intenta a «discriminare». D'altra parte, come ovvio, la stessa ministra della Famiglia e della Natalità, Eugenia Roccella, lo ha chiarito, nel question time al Senato: «Non sono in discussione i diritti dei bambini in Italia anche se nati all'estero con pratiche che sono reato nel nostro Paese come la maternità surrogata o l'utero in affitto, vietata dalla legge 40 ancora in vigore».

Nessuno vuole «discriminare». Anzi. Ma molti sono contrari a queste pratiche, anche a sinistra, cattolici e non solo. Contrario è anche un pezzo del femminismo italiano, quello meno ideologizzato. Lo stesso Pd, come partito, finora è stato per il «no»: «Non ci sono proposte che possano far pensare a una volontà di legalizzazione da parte nostra» ha chiarito la capogruppo Debora Serracchiani. Favorevole invece, come detto, è la neo segretaria Schlein, che già nel 2018 in Europa ha votato contro un emendamento anti-«gestazione per altri».

Insieme a lei, sta quel pezzo di partito che tende a considerare come «discriminatoria» ogni idea che non sia allineata alle sue posizioni. Ma se al Nazareno leggessero attentamente questo sondaggio, si renderebbero conto che il rischio è di bollare l'intero Paese come discriminatorio, quando invece non lo è.

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