Quell'arsenale da cui Israele deve difendersi

diL'attacco areo israeliano (mai confermato) di domenica è avvenuto nella piena luce del giorno. I sei velivoli da guerra dell'esercito hanno lasciato che il loro rombo e le dieci esplosioni causate dal bombardamento dei siti stipati di armi letali dirette agli Hezbollah, si sentissero bene. I due siti sono lontani fra di loro, uno vicino all'aeroporto di Damasco, e l'altro presso Dimas, verso il confine libanese. L'aereoporto è in genere la meta delle armi iraniane o russe destinate agli Hezbollah. Potrebbe aver innescato l'azione l'arrivo di missili paricolarmente potenti e pericolosi, come accadde quando Israele attaccò il trasporto di febbraio e prima quello del maggio 2013. Fu in quel maggio che i missili Fateh 110 arrivarono in aereo dall'Iran e la notte successiva un sito di stoccaggio presso il confine libanese fu distrutto. Nei casi citati, non ci sono state reazioni siriane, e anche adesso sembra difficile che Assad, con tutti i problemi che ha, si metta in aperto scontro con Israele. Gli Hezbollah, invece, che pare abbiano avuto due uomini uccisi nell'attacco, potrebbero come hanno fatto a febbraio rispondere con azioni di confine. In genere si è trattato di bombe al lato della strada che in un caso hanno ferito tre soldati israeliani: la risposta, costruita per recuperare la pubblica opinione libanese che li critica per il sostegno a Assad, ha sventolato il drappo della «resistenza» a Israele. Anche adesso, non è peregrino pensare a azioni di rappresaglia. La «resistenza» come loro chiamano l'odio per Israele pilotato dall'Iran, è la loro ragione di vita. L'attacco aereo di Israele è stato programmato con cura sulla base di informazioni allarmanti, le dietrologie che lo attribuiscono a un gesto di propaganda di Nethanyau prima delle elezioni non tengono conto dei meccanismi quasi matematici che determinano le scelte dell'esercito. Gli Hezbollah sono ormai, grazie al giro Iran-Russia-Siria, la quinta potenza del mondo per potenza di fuoco, si stima che la sua forza balistica ammonti a circa 100mila missili di varie dimensioni, e tutti puntati su Israele. Se si può arguire che ogni volta che un carico pericoloso si avvia nelle mani degli Hezbollah, Israele interviene, viene da pensare che adesso che il futuro delle trattative con l'Iran è incerto e che Israele potrebbe essere costretto un giorno a intervenire contro i reattori nucleari, sia diventato indispensabile contenere la più agguerrita delle armi iraniane: Hassan Nasrallah. La reazione del mondo arabo e anche della Russia sono state paradossali: intanto, Assad fa ripetere dalle sue tv e sparge fra la gente la ridicola supposizione che Israele sostenga Isis. Il ministro degli esteri siriano Walid Moallem e il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif insieme spiegano che fa causa comune con i terroristi e si rivolgono all'Onu perchè sanzioni il comportamente aggressivo e «terrorista» di Gerusalemme. E si è fatta viva anche Mosca, che ha chiesto «chiarificazioni» per gli attacchi israeliani.

Se Israele volesse dare queste chiarificazioni, non potrebbe fare a meno di domandare a sua volta per quali ragioni la Russia, se non la disponibilità a pagare il prezzo della distruzione di Israele per un pò di egemonia sulle mobili sabbie del Medio Oriente, continua a rifornire Assad e Nasrallah di armi.

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