Quelle piazze irrecuperabili

Nel pieno di una crisi del sistema politico nazionale, calata in una crisi pandemica, calata in una crisi economica globale, calata in una crisi geopolitica. È questa la condizione in cui ci troviamo

Quelle piazze irrecuperabili

Nel pieno di una crisi del sistema politico nazionale, calata in una crisi pandemica, calata in una crisi economica globale, calata in una crisi geopolitica. È questa la condizione in cui ci troviamo. Imprigionati in una matrioska di mondi in disfacimento e di minacce «epocali» come mai era successo prima. Giova ricordarlo a chi grida alla torsione democratica, a chi invoca la lettera della Costituzione, a chi denuncia la compressione di libertà e diritti ritenuti incomprimibili. A chi filosofeggia, a chi si sfoga e a chi si mobilita.

C'è, però, un problema. Anzi, ce ne sono due. Il primo problema è che, come insegnava lo psicologo delle masse Gustave Le Bon, buona parte delle scelte personali e politiche non a che fare con la ragione, ma con i sentimenti. E i sentimenti dei no-vax, dei no-green pass e dei cultori del formalismo democratico sono più forti della razionalità dei dati scientifici e delle comparazioni internazionali. Perciò non sarà facile convincerli. Il secondo problema è che il variegato mondo di chi, per complottismo o per principio, contesta l'azione del governo Draghi in campo sanitario conta circa dieci milioni di cittadini. Cittadini che, e questo può essere considerato sia un bene sia un male, non sono rappresentati in parlamento né organizzati in un movimento. Però si mobilitano. E hanno una capacità di mobilitazione che i partiti oggi si sognano. Il che pone allo Stato un ulteriore problema: come gestire piazze affollate di gente diversa, priva di capi riconosciuti e dunque imprevedibile? Mai come in questo caso il diritto a manifestare va accompagnato al dovere di rispettare le leggi. Ad esempio. Ha fatto scalpore il foglio di via rilasciato dal questore di Roma al capo dei portuali triestini Stefano Puzzer. Un uomo mite che voleva solo esibire il proprio dissenso, dicono i critici. Sì, ma il mite Puzzer, già noto per violazione di disposizioni su riunioni in luogo pubblico, istigazione a disobbedire alle leggi e interruzione di servizio pubblico, stava organizzando a Roma una manifestazione non autorizzata. Il diritto alla sicurezza pubblica ha così avuto il sopravvento sul diritto alla mobilità individuale. E il fatto che casi simili siano stati trattati diversamente non sorprende.

Sarebbe ingenuo pensare che i giganteschi problemi simboleggiati dalla nostra matrioska possano essere fronteggiati senza squilibri e persino errori. In un mondo ideale non succederebbe, purtroppo ci è dato vivere nel mondo reale. Ed è un mondo in crisi.

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