Non bastavano le regole cambiate in corsa, gli esclusi a sorpresa e le selezioni prima e dopo le Parlamentarie: nonostante questa volta sembra non ci sia l'effetto "dilettanti allo sbaraglio" che aveva caratterizzato il Movimento Cinque Stelle al suo ingresso in Parlamento nel 2013, non mancano i pasticci.
Domenica sembrava fatta: sul blog del M5S era apparsa la lista completa dei candidati ai collegi plurinominali. Nomi scelti dallo staff attraverso la selezione dei requisiti e poi - assicurano - attraverso il voto degli iscritti avvenuto il 16 e il 17 gennaio scorso. "Qui potete scaricare l'elenco dei candidati che saranno presenti nelle liste del MoVimento 5 Stelle, così come definiti dalle parlamentarie e nel rispetto di quanto definito dalla legge elettorale", recita ancora il post da cui è ancora possibile scaricare il documento.
Peccato che il fantomatico "staff del M5S" abbia deciso di cambiare di nuovo le carte in tavola. Le liste dei Cinque Stelle sono infatti ancora in via di definizione. Tanto che 14 candidati sono spariti e ad altri è stato cambiato il collegio, come è possibile notare confrontando il file che abbiamo allegato al nostro articolo domenica scorsa (e scaricato dal post ufficiale) con quello presente sul "blog delle Stelle".
Non ci sarebbe più traccia di Gedorem Andreatta, l'albergatore vicentino che - come avevamo raccontato proprio su queste pagine - fa affari anche grazie all'accoglienza e che era stato candidato in Veneto per la Camera.
Così come non appare più nella lista per il Senato in Calabria Maria Pompilio - "segnalata" perché il marito è stato in passato candidato nell'Udc - ed è sparita da quella della Lombardia per la Camera Raffaella Loforte - per cui il capolista Manlio Di Stefano parla di "problemi con la residenza" -.
E poi c'è Fabiana Dadone, prima capolista a Torino e ora a Cuneo. "Nessun mistero", dice lei all'agenzia Adnkronos, "Nella prima stesura c'è stato un errore, ora è stato corretto. Io risultavo capolista nel torinese, ora lo sono a Cuneo, come è giusto sia". Un errore proprio come quello di Maurizio Santangelo, ex capogruppo al Senato, che non è più capolista in Sicilia 1 perché la sua candidatura non avrebbe rispettato la parità di genere prevista dal Rosatellum.
Lo stesso Beppe Grillo, presentando il simbolo al Viminale, aveva precisato che evenutali errori sarebbero stati corretti. Senza dimenticare che da regolamento l'ultima parola sulle candidature spetta al "capo politico" Luigi Di Maio.
E ora dai vertici spiegano: "Le liste definitive sono quelle che verranno presentate ufficialmente, fino ad allora sono provvisorie e soggette a cambiamenti. Stiamo ricevendo segnalazioni e richieste di persone che si ritirano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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