«Sarebbe meglio se ci fosse un regime contrattuale più articolato e se la fissazione dei salari fosse lasciata alla contrattazione». L'economista Giulio Sapelli boccia il salario minimo, tema sul quale, a Bruxelles, è stato raggiunto l'accordo per una direttiva Ue.
Perché il salario minimo è considerata la soluzione migliore?
«In questi ultimi 15-20 la forza dei sindacati dei lavoratori, in tutto il mondo, è diminuita molto. Per sostenere la domanda interna, da parte di molti governi è prevalsa, quindi, quest'idea del salario minimo fissato per legge che è una misura economica che può funzionare solo temporaneamente. Se diventa indefinita, indebolisce troppo il pluralismo delle relazioni industriali che è l'essenza della poliarchia democratica».
La Ue, però, spinge molto verso l'adozione di questa misura.
«Questo rafforza la mia idea. Il fatto che lo imponga l'Europa non significa che sia una buona idea. Ripeto: è una misura che nel medio e lungo periodo può gravemente contribuire a indebolire il potere contrattuale dei lavoratori».
Il salario minimo può danneggiare le imprese?
«Certamente perché il salario minimo centralizzato non considera quali costi di produzione possono essere sopportati dalle imprese. Ed è per questo che la fissazione dei salari deve essere lasciata alla contrattazione tra le parti».
Lei introdurrebbe in Italia una riforma del lavoro simile a quella spagnola che favorisce i contratti a tempo indeterminato?
«Io sono sempre stato favorevole a due forme prevalenti: i contratti di apprendistato e i contratti a tempo indeterminato. Abbiamo fatto, invece, l'errore di favorire la proliferazione dei contratti a tempo determinato o a progetto che ha distrutto il mercato del lavoro, il potere d'acquisto dei lavoratori e le relazioni industriali».
Il reddito di cittadinanza va abolito?
«Sì e, al suo posto, vanno fatte delle politiche di sostegno alla povertà e bisogna creare dei centri di sostegno per la ricerca dell'occupazione, per far incontrare domanda e offerta di lavoro, che è il vero problema. Il reddito di cittadinanza è una misura che ha solo aggravato i problemi del mercato del lavoro. E non ha risolto il problema della povertà».
Ma come si incentiva l'offerta di lavoro? Con i bonus o tagliando le tasse?
«I bonus sono generalmente negativi. Sono molto più favorevole a delle facilitazioni burocratiche e a degli incentivi fiscali. I bonus danneggiano lo spirito imprenditoriale».
Il segretario Cgil, Maurizio Landini, ha proposto di tassare le rendite finanziarie per
aumentare i salari.«Non c'è nessun rapporto tra le due cose. È una sparata demagogica. Per carità, le rendite finanziarie vanno tassate, com'è giusto, ma che questo serva ad aumentare i salari è un'uscita da comizio».
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