Mancano diversi mesi all'elezione del presidente della Repubblica ma i partiti iniziano già a stringere le maglie per tessere la loro strategia. Il voto sul ddl Zan è stato un banco di prova esemplare per quello che potrà succedere a febbraio: nel Pd i franchi tiratori sono ben più di quanto Enrico Letta potesse immaginare. Questo potrebbe avere importanti ripercussioni anche nelle possibili alleanze, che dovranno necessariamente fare i conti con i numeri mancanti. Dai corridoi dei Palazzi, ormai, le indiscrezioni sono concordi: "Sarà un parto lungo e doloroso". Questa è l'opinione diffusa, raccolta da Marco Antonellis per Tpi, che rivela come anche nel libro di Luigi Di Maio ci siano importanti indizi per la corsa al Quirinale.
La battaglia per il Colle sarà serrata. Matteo Renzi, ancora una volta, vorrebbe essere l'ago della bilancia per la decisione finale ma anche il ministro degli Esteri sta lavorando alacremente per conquistare un buon pacchetti di voti e pare che stia riuscendo nella sua impresa. Inoltre, nella sua ultima fatica letteraria, Giggino si spertica in complimenti a scena aperta per due personaggi che, gli esperti di Quirinale, dicono siano fondamentali in chiave elezioni per il prossimo febbraio. Il primo è Dario Franceschini, il cui nome circola da tempo tra gli eleggibili al Colle. L'attuale ministro della Cultura è in auge ed è una delle alternative più forti che al momento ci sono a Mario Draghi e al bis di Sergio Mattarella.
Di Maio rivela che il presidente della Camera eletto nel 2013 "doveva essere Dario Franceschini" e non Laura Boldrini. Però a causa del Lodo Civati la sua nomina saltò. Per il ministro degli Esteri, in vena di ossequi e riverenze, nel libro dichiara che il ministro della Cultura è "uno dei politici più lucidi e intelligenti che abbia mai conosciuto". Quindi aggiunge un altro retroscena sui fatti del 2013: "Pierluigi Bersani lo contattò solo 24 ore prima per comunicargli che il loro partito avrebbe virato su un’altra figura. Stessa sorte toccò ad Anna Finocchiaro, sostituita all’ultimo minuto da Pietro Grasso".
Ma nel suo libro, Luigi Di Maio non risparmia complimenti nemmeno per Giancarlo Giorgetti. L'uomo di Salvini non è in corsa per il Quirinale ma se per una serie di congiunture dovesse essere necessario trovare un nuovo capo del governo, l'esponente della Lega pare sia in pole position. Il ministro degli Esteri, nel suo libro spiega che, in merito alla pandemia, "il primo a intuire gli effetti di quella che si sarebbe rilevata una delle crisi più violente dal secondo dopoguerra a oggi fu Giancarlo Giorgetti".
Ma le lodi e le lusinghe per il ministro dello Sviluppo economico proseguono e Luigi Di Mario scrive che Giorgetti fosse "l’unico esponente della Lega con cui avessi mantenuto i contatti: una persona colta e intelligente, con un’ottima capacità di analisi e di visione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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