I timori di Guzzetta. "Quorum difficile votando un solo giorno"

Guzzetta: "La finestra temporale del voto si riduce. E un festivo di tarda primavera non aiuta"

I timori di Guzzetta. "Quorum difficile votando un solo giorno"

Alla fine ha vinto la linea del governo e hanno perso gli elettori. Il 12 giugno prossimo gli italiani saranno chiamati a votare per i cinque referendum sulla giustizia e per eleggere i sindaci di quasi mille Comuni. Sarà un election-day, ma diverso dal solito. Questa volta si vota un solo giorno anziché due.

Professor Giovanni Guzzetta, che cosa ne pensa?

«Parlo da tecnico. La prassi ci dice che negli ultimi vent'anni, sia per le Amministrative sia per i referendum, si è votato più spesso in due giorni».

Perché in Italia più che all'estero si vota in due giorni anziché in uno solo?

«Ogni Paese ha le sue tradizioni e prassi. Per le presidenziali americane si vota a novembre, in un giorno feriale, il martedì. Da noi si vota sia in primavera che in inverno e, anche per agevolare la partecipazione, spesso si è votato in due giorni dato che uno dei due è festivo».

Si tratta di una scelta politica?

« Sì, il numero dei giorni di voto non è costituzionalmente vincolato, è una scelta del decisore politico che la fissa per legge».

E perché ora viene meno una prassi che si era consolidata negli ultimi anni?

«Il governo sta applicando la legge vigente che stabilisce di votare in un giorno solo. Nel recente passato il governo, di volta in volta, ha derogato a tale regola, in particolare con la pandemia».

Oggi finisce lo stato d'emergenza ma non la pandemia...

«Sì, il virus è ancora in circolazione. Forse sarebbe più opportuno considerare un margine di tempo più ampio per votare».

Votare in un giorno solo può abbassare ulteriormente l'affluenza?

«Se lo spazio per votare è più ridotto il rischio di avere una bassa affluenza è maggiore».

I promotori del referendum, quindi, rischiano d'essere danneggiati?

«Il voto riguarda sia le Amministrative sia il referendum e per gli elettori di entrambe le elezioni si dà una finestra temporale più ristretta. Non c'è niente di illegittimo, è solo una questione di opportunità politica».

Per i sindaci, però, non c'è il quorum.

«Certamente. E nel referendum l'astensione è una facoltà concessa ai cittadini. Però io non ne farei una questione esclusivamente legata al referendum. Per entrambe le votazioni le opportunità si riducono. Una bassa affluenza dovrebbe preoccupare più del quorum al referendum».

Crede che il quorum si raggiungerà?

«Questo è difficile da prevedere anche perché, ribadisco, l'astensione è sempre ammessa. Poi, è chiaro che, in un giorno festivo di primavera inoltrata, la tentazione di non votare può essere accentuata.

Ma, sia chiaro, non lo dico per far polemica. Banalmente, potendo scegliere tra due opzioni si è scelta quella che lascia la finestra temporale più ridotta. E trattandosi di una scelta politica, ognuno la valuterà come ritiene».

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