Vi scrivo da una stanza blindata a un km e 200 metri dal Libano, davanti alle cittadine di Rmesh, Marun el Ras e Yarun da dove in questo preciso momento Hezbollah lanciano missili mortali sulla mia casa nel Kibbuz Sasa in Israele. Vi scrivo affinché le studentesse incatenate davanti alla Sapienza, dove ho studiato sociologia quasi cinquant'anni fa, e gli altri studenti che si aggregano alle manifestazioni propal capiscano per chi stanno dimostrando, affinché si rendano conto del grado di strumentalizzazione delle quali sono ignare vittime. Manifestano affinché la loro università e gli altri atenei italiani interrompano gli accordi scientifici con le università israeliane quelle dove noi, fianco a fianco con i nostri colleghi arabi cristiani e musulmani, pubblichiamo ogni anno centinaia di ricerche innovative in campo medico, biologico, umanistico, pedagogico, ricerche di fisica e matematica.
Manifestano, inneggiando a morte e distruzione, fomentati da un odio insano e inspiegabile, a favore dei terroristi di Hamas, esseri inumani e satanici che dall'alba del 7 ottobre 2023 hanno perpetrato crimini inenarrabili su neonati, donne incinte, vecchi e ragazzi, perfino sui loro animali domestici. Questi giovani inconsapevoli e sprovveduti devono sapere che coloro che sono accorsi ad aiutare i loro coetanei, bombardati e massacrati che erano al Festival Nova, hanno trovato un campo sterminato di corpi smembrati, cadaveri di ragazze della loro età sul quale la scientifica ha rilevato più di 40 tipi diversi di sperma. Perché coloro per cui queste giovani si battono «valorosamente», hanno violentato anche i cadaveri, si sono filmati e hanno diffuso i loro scellerati video. Fate sapere agli studenti e ai miei colleghi delle Università italiane e magari anche a quelli della Columbia University, che hanno firmato il documento contro i rapporti con Israele, che all'Università di Tel Hai, dove io insegno, non si può entrare perché è bombardata giornalmente dagli Hezbollah che annunciano ogni giorno che ci sarà un altro 7 ottobre. Mostrate loro le immagini dei bambini di Beeri, di Nir Oz e degli altri kibbuz del sud di Israele, rapiti in motocicletta e gettati in pasto ai loro coetanei nelle piazze di Gaza, che li hanno lapidati al grido di Allah Uakbar e Itbach El Yahud, Allah è Grande e Morte all'Ebreo!
(...) La leadership propal ha escogitato l'ennesimo metodo populistico di conquista dei cuori buoni degli italiani adottando spudoratamente la parola «genocidio» lo slogan perfetto per distorcere la verità, per camuffare l'intento di cancellare con la forza tutti i cittadini israeliani from the river to the sea da un fazzolettino di terra, invisibile sulle carte geografiche, riconosciuto nel 1947 dall'ONU, come Stato, accanto allo Stato palestinese che i leader hanno preferito non creare mai per poter sfruttare le ingenti donazioni da tutto il mondo a scopi personali e creare una bomba a orologeria di civili palestinesi scudi umani. L'insulso incatenamento delle studentesse, le firme dei docenti contro gli accordi con gli atenei israeliani, sono un'offesa al grande poeta Halil Jubran, alle cantanti famose che celebrarono l'amore e infuocarono i cuori arabi, Fairuz e Um Kultum, sono un'onta alla cultura araba tutta che ha dato al mondo gli algoritmi e indimenticabili progetti architettonici.
Stare dalla parte dei terroristi di Hamas contro Israele e contro il popolo palestinese da loro sfruttato e strumentalizzato è un'offesa all'umanità, ai valori di solidarietà, compassione, aiuto reciproco e rispetto per ogni creatura umana.
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