Razzi sugli Houthi, avviso Usa all'Iran

Waltz: "Avvertimento a Teheran". Replica dallo Yemen: "Mar Rosso, colpita nave Usa"

Razzi sugli Houthi, avviso Usa all'Iran
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nostro inviato a Tel Aviv

Al fianco di Israele, per decapitare i vertici dei ribelli Houthi nello Yemen. Gli Stati Uniti annunciano di aver eliminato «molti» leader degli islamisti alleati dell'Iran, i cosiddetti «proxy» di Teheran, e tra loro anche il capo della sicurezza dopo i raid anglo-americani di sabato nella capitale Sanaa, dove secondo fonti Houthi (impossibili da verificare) i morti sarebbero almeno 31. Il messaggio è chiaro e lo lancia il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Michael Waltz: «Li abbiamo colpiti con una forza schiacciante e abbiamo mandato un avvertimento all'Iran che quando è troppo è troppo». Ma «l'avviso è per tutti i terroristi», aggiunge il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che «questa non è l'Amministrazione Biden». «Se colpisci gli Stati Uniti - spiega il negoziatore della Casa Bianca - il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente». In serata la replica degli estremisti, che annunciano di aver attaccato la portaerei Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone e promettono che non ci sarà pace per i cargo americani nel Mar Rossa.

Qualche ora prima è stato il leader americano a postare su X una sua foto dall'account della presidenza in cui si mostrava nella Situation room con cappellino Maga (il suo slogan per «rendere di nuovo grande l'America»), per poi diffondere un video in cui si vedono i caccia Usa decollare proprio dalla portaerei Truman.

L'obiettivo dichiarato del presidente è fermare i terroristi che hanno condotta «una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi» nel Mar Rosso. «Devono fermarsi o sarà l'inferno». Lo stesso Trump ha spiegato la filosofia degli attacchi dopo un altro intervento militare giovedì in Iraq, dove è stato eliminato nella provincia di Anbar il leader dell'Isis nel Paese, Abu Khadijah. «Pace attraverso la forza» è lo slogan delle ultime azioni militari in Medioriente del commander in chief.

L'attacco lanciato sabato dagli Stati Uniti punta a spaventare tutta la galassia estremista che fa capo a Teheran, oltre che un modo per fare pressione anche su Hamas, mentre sono in corso i negoziati per un prolungamento della tregua a Gaza. Ma i bombardamenti con aerei e droni sulla capitale dello Yemen alzano inevitabilmente il livello dello scontro nella regione. L'aeronautica militare è in stato di massima allerta già da una settimana per possibili attacchi e la situazione resta tesa anche al confine con il Libano, dopo che l'esercito israeliano ha ucciso due militanti di Hezbollah nel sud del Paese dei cedri, dove gli islamisti armati restano in parte attivi nonostante il cessate il fuoco. Nella notte un missile è stato lanciato dallo Yemen e ha colpito l'area egiziana del Sinai. L'esercito israeliano (Idf) sta indagando per capire se fosse destinato a Israele.

Da Teheran, intanto, colgono i segnali allarmanti e avvertono che «gli Stati Uniti non hanno il diritto di dettare la nostra politica estera». L'Iran condanna i «brutali raid» nello Yemen e promette che «non lancerà una guerra» ma «darà risposte appropriate, decisive e conclusive». Teheran chiama anche in causa le Nazioni Unite, sostenendo che i bombardamenti sono «una grande violazione dei principi della Carta dell'Onu».

La crisi in Medioriente scatena inoltre la reazione di Mosca, mentre gli Usa trattano anche per la fine

della guerra in Ucraina. Il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha spiegato sabato al telefono all'omologo Marco Rubio che tutte le parti dovrebbero astenersi dall'«uso della forza» in Yemen e avviare un «dialogo politico».

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