La realtà chiede il conto

La realtà chiede il conto

Si sente sempre più spesso dire: «Possibile che i loro elettori non vedano?». Possibile. Viviamo ormai in quella che Giovanni Orsina ha definito «democrazia del narcisismo», dove il tempo si declina solo al presente. Del passato non v'è memoria, del futuro non v'è certezza. Tutto è consentito, dunque, purché funzioni all'istante. Tutto sta a mantenersi coerenti con una narrazione efficace e per un po' - un bel po', anche - la realtà dei fatti non avrà peso alcuno. È come in amore, prima di rendersi conto di essersi messi con la persona sbagliata possono passare anni. E per anni è possibile mentire a sé stessi. Di Matteo Salvini si apprezza la forza nella retorica, e pazienza se fino ad oggi non aveva ancora associato il proprio nome ad un atto concreto di governo. Di Giggino Di Maio si apprezza la promessa di cambiamento, e pazienza se non passa giorno senza che tradisca i sacri principi del MoVimento. Prevale il sogno. O, per meglio dire, il bisogno di sognare.

Nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali americane del 2004, un'equipe di psicologi selezionò due gruppi di militanti politici. Il primo era composto da 15 democratici convinti, il secondo da altrettanti repubblicani sfegatati. Collegarono ciascun militante a un apparecchio che attraverso la risonanza magnetica ne verificava le reazioni cerebrali e gli sottoposero una serie di affermazioni del candidato repubblicano (George W. Bush) e di quello democratico (John Kerry) che denunciavano evidenti contraddizioni. Ebbene, la stragrande maggioranza dei militanti democratici percepì nitidamente le contraddizioni di Bush, ma non quelle di Kerry. E viceversa. Si crede ciò che si vuole, indipendentemente dalla realtà. Prendiamo il caso della nave Diciotti e del suo carico di migranti. La linea del governo era: se ne deve far carico l'Europa, i porti italiani resteranno chiusi, i migranti non sbarcheranno mai in Italia. L'epilogo è noto. I partner europei se ne sono infischiati, la Diciotti ha attaccato a Catania, tutti i migranti che trasportava sono stati distribuiti su suolo italiano. Un fallimento totale. Ma se chiedete in giro quasi tutti vi risponderanno che quella partita Matteo Salvini l'ha stravinta.

Inutile, dunque, confidare nell'evidenza dei fatti e nella ragione. «La ragione crea la scienza, ma sono i sentimenti e guidare la storia», scriveva a inizio Novecento Gustave Le Bon, il primo psicologo delle masse. Tesi empiricamente confermata in tempi recenti dalle neuroscienze. Come ha osservato ne La mente politica il politologo e docente di psicologia clinica Drew Westen «il cervello politico è un cervello emotivo».

È questione vecchia, già negli anni Sessanta la filosofa Hannah Arendt scriveva che «mai come oggi la verità fattuale è recepita con tanta ostilità». Da allora la situazione è peggiorata. La realtà non conta, e comunque si presta ad interpretazioni. Per un po' andrà avanti così. E poi, come sempre, di colpo finirà.

Come nel caso di Matteo Renzi, la realtà salterà alla gola del Potere e una nuova sirena incanterà gli elettori. Sta, ovviamente, a noi di Forza Italia fare il possibile affinché il disincanto si manifesti al più presto e la Lega torni nell'orbita del centrodestra.

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